«Come è stato reso noto con enfasi dagli organi di informazione, il Ministero dell'Interno ha disposto un piano di trasferimento di 2000 richiedenti asilo dal Friuli Venezia Giulia verso altre regioni italiane. Si tratta di un numero estremamente elevato, che suscita serie preoccupazioni sotto il profilo del rispetto della normativa vigente». Lo rileva in un comunicato Ics.
«È indubbio - riferisce Ics - che al momento attuale, e già da alcuni mesi, l'ingresso di richiedenti asilo alle frontiere del FVG abbia assunto una dimensione crescente rispetto al passato (anche se lontana da ogni reale emergenza, come ha ben evidenziato il “Rapporto Statistico sul sistema di accoglienza di Trieste” recentemente pubblicato da ICS, Caritas, Coop. Lybra e Coop. 2001). La decisione di trasferire più o meno in blocco, o comunque in tempi ravvicinati, un numero così elevato di richiedenti asilo ha però un'evidente natura di carattere politico: si tratta infatti di una previsione che mirerebbe a spostare la maggior parte dei migranti dal FVG (si pensi che la provincia di Trieste, quella più interessata, ha solo poco più di mille presenze)».
«Bisogna - ancora - inquadrare la questione sul piano giuridico per comprendere se e quali siano i limiti delle iniziative di trasferimento, ovvero dove sono legittime e dove no. In modo schematico e divulgativo si può dire che i trasferimenti dei richiedenti asilo sono legittimi se rispondono a delle precise necessità connesse all'attuazione delle misure di accoglienza o a un trattamento adeguato delle domande di asilo. La Direttiva 2013/33/UE infatti dispone all'art. 18 paragrafo 6 che «gli Stati membri provvedono a che i trasferimenti di richiedenti da una struttura alloggiativa a un’altra avvengano soltanto se necessari».
«Ci sono - riferisce- motivate ragioni (e i trasferimenti sono dunque legittimi) se:
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il numero dei richiedenti è superiore alle disponibilità di posti di accoglienza previsti e organizzati nel territorio;
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ci sono delle strutture sovraccaricate (come la ex caserma Cavarzerani di Udine);
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non ci sono posti adeguati per specifiche situazioni (donne, minori, famiglie, soggetti vulnerabili)».
«Certamente - ancora Ics - la Pubblica Amministrazione è tenuta a effettuare una programmazione almeno di breve-medio termine, e pertanto ritengo possa legittimamente tenere leggermente al di sotto della capienza massima alcune strutture collettive destinate alla prima accoglienza, con la motivazione di potere disporre di posti liberi immediatamente disponibili per fare fronte ai numerosi ingressi quotidiani. Ritengo viceversa che non costituiscano motivate ragioni, e pertanto siano illegittimi, trasferimenti di richiedenti asilo da strutture previste dalla programmazione ordinaria, non sovraccaricate, specie (ma non solo) se i destinatari di detti trasferimenti sono richiedenti asilo la cui domanda è già verbalizzata e l'accoglienza è in corso da tempo. Il percorso di inserimento delle persone accolte va sempre rispettato, come parimenti non va allungato il tempo di definizione della procedura di asilo, fatto che si produce inevitabilmente a seguito del trasferimento della domanda di asilo presso un'altra commissione territoriale, con conseguente ipotesi di danno erariale per l'aumento dei costi sostenuti dalla finanza pubblica».
«Com'è ben chiaro - ancora - , ma è sempre utile ribadirlo, le «motivate ragioni» alle quali la normativa fa riferimento nulla hanno a che fare con le arbitrarie volontà di questa o quella forza politica. Diversamente i migranti sarebbero esposti all'arbitrio del potere di turno e non soggetti che vivono in uno stato di Diritto».
«Qual - ancora - è dunque la reale situazione in FVG oggi? La norma è rispettata oppure no? Il quadro non è chiarissimo ma gli elementi di preoccupazioni sono molti e oggettivi: sarebbe importantissimo che tutti i soggetti che nelle diverse province sono a vario titolo coinvolte nella vicenda trasferimenti evidenzino, attraverso report chiari, l'effettiva situazione in atto e in particolare se i trasferimenti in programmazione avvengono dalle (purtroppo numerose) grandi strutture collettive presenti in FVG che sono in sovrannumero e che garantiscono degli standard molto bassi di accoglienza (quali l'ex Cara di Gradisca e l'ex caserma Cavarzerani di Udine), oppure se se si pretende anche dall'accoglienza diffusa».
«In tale malevola ipotesi - conclude Ics - i profili di illegittimità sarebbero evidenti, e sosterremo con fermezza e tempestività iniziative sia di carattere giudiziario che politico. Ciò anche in ragione del serio rischio che quanto sta avvenendo nel FVG possa assumere la forma di una sperimentazione da ripetere ovunque con conseguenze gravissime in termini di rispetto dei diritti fondamentali dei richiedenti asilo, trasformati di fatto in meri oggetti da spostare a piacimento per finalità propagandistiche».