“Trieste non è più quella di una volta”: l’appello accorato di un cittadino alle istituzioni

“Trieste non è più quella di una volta”: l’appello accorato di un cittadino alle istituzioni

“Scrivo a voi un accorato appello alle istituzioni, ai politici, alla magistratura” – inizia così il messaggio carico di preoccupazione e frustrazione che un triestino ha inviato per denunciare la situazione che, a suo dire, sta vivendo la città.

Nel testo, l’uomo parla di una Trieste profondamente cambiata, dove “non passa giorno in cui non avvengano furti, rapine, truffe ed accoltellamenti”, episodi che a suo dire sono “molto spesso perpetrati da stranieri pluripregiudicati”.

“Una città dove si viveva tranquilli”

Il cittadino fa riferimento a un passato recente in cui, secondo lui, si viveva con più tranquillità. Ora, invece, il quadro che traccia è allarmante: una percezione di insicurezza crescente e una situazione in cui, nonostante la presenza e l’impegno delle forze dell’ordine, “queste persone girano ancora impunite”.

Il caso dell’accoltellamento in via Rismondo

Il messaggio cita anche un fatto specifico: l’accoltellamento avvenuto in via Rismondo, sottolineando che “l’accoltellatore è ancora a piede libero”. Un esempio che, secondo l’autore dell’appello, simboleggia un sistema giudiziario che non agisce con sufficiente tempestività.

“Una città di destra, una regione di destra, governi di destra”

Il cittadino non risparmia critiche neanche alle istituzioni politiche: “Una città di destra, una regione di destra, governi di destra... sono immobili su questi fatti”. Parole dure, che esprimono una delusione verso i rappresentanti politici da cui si aspettava risposte più forti e misure più efficaci.

“Tra un po’ ci scapperà un morto… e sarà normale”

L’appello si conclude con toni cupi e carichi di preoccupazione: “Tra un po’ ci scapperà un morto, e sarà una cosa normale. Povera Italia, povera Trieste…”. Parole che, pur nella loro durezza, mirano a scuotere le coscienze e a richiamare l’attenzione su un tema molto sentito in città. foto sebastiano visintin