Brindisi triestino sotto la bora: l’idea folle dell’“aperitivo con l’ombrello”
Un gruppo di giovani triestini ha deciso di sfidare la città e soprattutto la Bora, quella che solitamente ribalta cassonetti, pettinature e nervi, con una proposta a dir poco surreale: l’“aperitivo con l’ombrello”.
L’idea è semplice nella teoria, complicata nella pratica. Tutti i partecipanti dovrebbero presentarsi con un bicchiere in mano e un ombrello nell’altra, rigorosamente aperto. Non si tratta però di proteggersi dalla pioggia, bensì di sopravvivere alla Bora. L’obiettivo? Finire il brindisi senza finire direttamente a Muggia trasportati dal vento. Vince chi riesce a non ribaltarsi, o almeno chi riesce a non rovesciarsi il prosecco addosso.
regole non scritte ma fondamentali
Gli organizzatori hanno stilato un regolamento non ufficiale, ma assolutamente logico:
- niente ombrelli da supermercato, si aprono alla prima raffica e diventano proiettili vaganti;
- è vietato appendersi ai lampioni o ai pali della luce per resistere, si gioca solo con la forza delle gambe;
- chi cade non perde punti, ma deve almeno alzarsi prima che il cameriere finisca di portargli le tartine.
lo spirito triestino tra ironia e autoironia
Secondo i promotori, l’aperitivo con l’ombrello non è solo una sfida goliardica ma anche un manifesto culturale: trasformare la Bora, nemica storica di parrucchieri e ciclisti, in un’occasione di festa. «Se dobbiamo volare via, tanto vale farlo brindando», commentano.
C’è chi immagina l’evento in piazza Unità, con centinaia di ombrelli colorati che si alzano al cielo insieme ai calici, e chi invece propone Barcola, per finire direttamente in acqua senza troppi danni.
tra tradizione e turismo
L’idea, oltre a divertire i triestini, potrebbe diventare anche un’attrazione turistica: pacchetti “weekend con Bora inclusa” e gadget come il kit ufficiale aperitivo con l’ombrello (comprensivo di spritz, antivento e cerotti). Del resto, se a Valencia si corre con i tori e in Spagna si lanciano pomodori, perché a Trieste non si dovrebbe brindare con l’ombrello?
il verdetto finale
Al di là della goliardia, il progetto ha già raggiunto il suo scopo: far sorridere e far discutere. I triestini, notoriamente brontoloni, si sono divisi tra chi la trova un’idea geniale e chi teme di ritrovarsi ombrelli piantati nelle vetrine dei negozi. Ma una cosa è certa: nessuno, in città, rimane indifferente quando la Bora soffia.
E così, tra un refolo e una raffica, Trieste si prepara forse a scrivere una nuova pagina di autoironia cittadina: quella in cui brindare diventa un atto di equilibrio estremo.