Oltre mille firme per chiedere al Cirque du Soleil di ricordare il passato del Silos di Trieste
A un anno dallo sgombero che ha chiuso un capitolo complesso della città, il Silos di Trieste torna al centro del dibattito pubblico. Questa volta non per una nuova emergenza umanitaria, ma per ospitare uno degli spettacoli più noti al mondo: Alegría del Cirque du Soleil.
Eppure, sotto i tendoni colorati e l'incanto delle acrobazie, restano vive le tracce di un luogo carico di memoria e significato, che centinaia di cittadini chiedono di non cancellare. Lo fanno attraverso una raccolta firme che in pochi giorni ha superato quota mille, lanciata online da un gruppo di solidali con il passato e il presente del Silos.
Dalla deportazione all’accoglienza negata: una memoria da preservare
Il Silos, da magazzino a luogo di deportazione durante il nazifascismo, ha attraversato epoche e mutazioni profonde. Dopo la guerra fu centro di raccolta per i profughi istriani, mentre negli ultimi anni è diventato rifugio informale per decine di migranti in transito lungo la rotta balcanica. Proprio per questo, i firmatari chiedono al Cirque du Soleil di riconoscere la storia del sito che oggi ospita il proprio spettacolo, valorizzandone la memoria.
Nel comunicato diffuso, i promotori affermano che l'arrivo della celebre compagnia può rappresentare un’occasione per riaprire un dibattito pubblico su quanto accaduto, e per proporre una narrazione diversa dell’accoglienza. Una narrazione più umana, meno effimera, capace di convivere con l’arte e lo spettacolo.
Sgombero e silenzio: la ferita del 21 giugno 2024
La lettera inviata al Cirque du Soleil non dimentica quanto avvenuto esattamente un anno fa, quando, il 21 giugno 2024, le forze dell’ordine sgomberarono in fretta l’area del Silos. Un'operazione condotta – secondo i promotori – senza risposte concrete ai problemi strutturali dell’accoglienza, e seguita da un lungo silenzio istituzionale.
La raccolta firme, sostenuta da singoli cittadini, associazioni e realtà attive nel sociale, chiede ora un gesto simbolico ma potente: ricordare, durante la presenza dello spettacolo in città, che il Silos è stato molto più che un semplice spazio vuoto. È stato, e in parte resta, emblema delle contraddizioni dell’accoglienza in Europa, di una Trieste che osserva, divide, protegge, ma a volte dimentica.
L’appello: “Costruiamo insieme uno spazio di socialità”
I promotori della petizione auspicano che la compagnia canadese, nota per la sua sensibilità artistica e sociale, possa accogliere la proposta di collaborare a iniziative pubbliche capaci di restituire dignità alla storia del luogo. Un gesto che, secondo i firmatari, non ostacolerebbe la magia dello spettacolo, ma ne arricchirebbe il senso, costruendo uno spazio di socialità consapevole, che tenga insieme memoria e futuro.