Lettera di un postino triestino: "Siamo lavoratori, non schiavi al servizio di boriosi scansafatiche"

Lettera di un postino triestino: "Siamo lavoratori, non schiavi al servizio di boriosi scansafatiche"

Con una lettera appassionata e carica di frustrazione, un recapitista triestino, meglio noto come postino, ha voluto esprimere il suo malcontento verso il comportamento spesso arrogante e pretenzioso di molti cittadini. In un messaggio inviato alla nostra redazione, il lavoratore denuncia le difficoltà quotidiane che affronta a causa della mancanza di rispetto e dell'egoismo di alcuni individui.

"Mi sento costretto a scrivere queste due righe, per far capire a un pubblico più ampio possibile come un lavoratore non è schiavo del privato che va ad usufruire di un determinato servizio," inizia il postino, evidenziando subito come il suo sia un lavoro reso difficile non solo dalle condizioni pratiche, ma soprattutto dal comportamento di certi utenti.

Il postino racconta episodi di arroganza quotidiana, come l'atteggiamento di chi pretende che lui debba suonare il campanello solo per i destinatari di lettere prioritarie, o peggio ancora, di chi esige la consegna di raccomandate direttamente al piano, nonostante non ci sia alcun obbligo di legge in tal senso. "Non ho problemi a salire al piano," afferma il lavoratore, "ma quando chiedo cortesemente al destinatario di scendere a ritirare la raccomandata, mi aspetto un minimo di educazione. Troppo spesso, invece, ricevo risposte sgarbate o addirittura richieste pretenziose."

La lettera è un chiaro richiamo al rispetto che, secondo il postino, manca troppo spesso nei confronti di chi lavora. "Vorrei far scendere dal loro piedistallo solo apparentemente dorato questi individui," scrive, sottolineando come molti di loro siano "totalmente apatici ed egocentrici," convinti che il mondo giri intorno a loro.

La sua riflessione si chiude con un appello alla dignità del lavoro e al rispetto verso chi, come lui, svolge un servizio essenziale per la comunità. "Siamo lavoratori, non schiavi al servizio di boriosi scansafatiche," conclude con forza.

Questa lettera ci invita a riflettere sul valore del lavoro e sull'importanza di trattare con rispetto tutti coloro che, ogni giorno, contribuiscono con il loro impegno al buon funzionamento della nostra società. Non dovremmo mai dimenticare che dietro ogni uniforme c'è una persona, con i suoi diritti e la sua dignità.

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