Quarto Grado, il giallo dell’impronta 33: appartiene all’assassino di Chiara Poggi?

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Quarto Grado, il giallo dell’impronta 33: appartiene all’assassino di Chiara Poggi?

Durante l’ultima puntata di Quarto Grado, condotta da Gianluigi Nuzzi, al centro dell’attenzione è tornato il caso dell’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007. Una delle domande chiave della trasmissione ha riguardato la cosiddetta impronta 33, trovata dai RIS dei Carabinieri su una parete delle scale interne della villetta. L’impronta appartiene davvero all’assassino? O è solo una traccia collaterale, lasciata da qualcuno che frequentava abitualmente la casa?

La posizione della traccia e l’ipotesi della Procura

L’impronta 33 si trova tra il secondo e il terzo gradino della scala che porta alla taverna. È posizionata sulla parete destra, a circa un metro e mezzo d’altezza. Secondo la Procura di Pavia, l’autore sarebbe Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara e frequentatore abituale della villetta. L’ipotesi è che, dopo il delitto, si sia sporto a guardare cosa fosse accaduto, appoggiando la mano al muro.

Una giornalista in studio ha mostrato come sia perfettamente possibile, per una persona alta 1,73 m, raggiungere quel punto senza nemmeno dover scendere i gradini, semplicemente sporgendosi. Ma questa ricostruzione presenta delle criticità.

Come è stata individuata l’impronta?

L’impronta era stata rilevata fin dal 2007 dai RIS, ma non era stata attribuita: risultava priva delle classiche creste papillari. Solo in tempi più recenti, grazie a nuovi software forensi, i consulenti della Procura hanno ritenuto la traccia sovrapponibile a quella di Sempio, con una compatibilità di 15 minuzie.

Tuttavia, durante l’incidente probatorio, questa impronta non è stata inclusa tra quelle da esaminare, sollevando dubbi sull’effettiva rilevanza. Inoltre, manca un elemento fondamentale: non ci sono tracce di sangue sulla parete in questione.

L’assenza di sangue: dettaglio non trascurabile

Nel 2007, i RIS avevano effettuato due test alla ricerca di sangue sulla parete. Il secondo, più approfondito, diede esito negativo. Ciò indebolisce l’ipotesi che la traccia 33 sia stata lasciata durante o subito dopo il delitto. Se fosse contestuale, ci si aspetterebbe almeno una minima presenza ematica. L’ipotesi alternativa? Che sia stata lasciata in un momento precedente, magari durante un gioco o una conversazione in casa.

Un confronto con altre impronte

Per cercare una datazione, impossibile da ottenere con certezza, gli investigatori hanno confrontato la 33 con altre impronte trovate nella stessa area, come quelle del carabiniere Gennaro Cassese, che partecipò ai sopralluoghi del RIS tra il 16 e il 20 agosto. Le sue impronte appaiono meno evidenti rispetto alla 33, che si presenta come uno struscio del palmo, ben marcato grazie all’uso della nimidrina, una sostanza che reagisce con gli amminoacidi del sudore.

Ma proprio la sensibilità della nimidrina solleva altri interrogativi: si tratta di una sostanza in grado di evidenziare impronte anche molto vecchie, non necessariamente recenti. È quindi difficile stabilire con esattezza il momento in cui la traccia 33 è stata lasciata.

Una traccia compatibile, ma non decisiva

Secondo i carabinieri del Comando Provinciale di Milano, che nel 2020 hanno redatto una relazione tecnica, l’impronta 33 potrebbe appartenere all’assassino proprio perché non risulta attribuibile a nessun abitante della casa. Ma è sufficiente questo per stabilirne la responsabilità penale?

Un dettaglio importante è che Sempio frequentava la casa dei Poggi, rendendo plausibile che una sua impronta fosse presente anche da prima del delitto. Inoltre, se fosse stato lui ad appoggiarsi al muro subito dopo l’omicidio per controllare Chiara, come ipotizzato, avrebbe dovuto calpestare gocce di sangue presenti sui gradini, lasciando altre tracce che però non sono mai state rilevate.

La compatibilità con le orme del killer

Un ulteriore elemento da valutare riguarda le tracce ematiche lasciate dal vero assassino, visibili sui gradini e collegate a un determinato tipo di scarpa. Le impronte di scarpe nel sangue furono decisive nel processo contro Alberto Stasi, l’ex fidanzato di Chiara condannato in via definitiva. In questo quadro, l’assenza di qualsiasi contatto tra la traccia 33 e le chiazze di sangue lascia dubbi sull’attendibilità della nuova pista.

Una traccia che divide

A quasi vent’anni dal delitto, la domanda resta aperta: l’impronta 33 è davvero quella dell’assassino o solo una presenza collaterale usata per spostare l’attenzione investigativa? A Quarto Grado si prova a dare risposte, ma l’unica certezza è che, al momento, non ci sono prove scientifiche in grado di attribuirle un ruolo determinante nella dinamica del delitto.

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