Il giallo di Garlasco si riapre: il DNA di Ignoto 3 sulla garza usata per Chiara Poggi
Il caso dell’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto nell’agosto del 2007 a Garlasco, si arricchisce di un nuovo elemento potenzialmente decisivo. Durante l’ultima puntata di Quarto Grado, condotto da Gianluigi Nuzzi, è stato presentato un approfondimento esclusivo sull’analisi genetica condotta dalla dottoressa Denise Albani, genetista incaricata dal gip nella nuova inchiesta che vede indagato Andrea Sempio.
Il DNA di Ignoto 3 sulla garza dell’autopsia
L’oggetto dell’attenzione è una garza non sterile, usata durante l’autopsia per un tampone orale sulla vittima. Dalla sua analisi, la dottoressa Albani ha isolato due profili genetici maschili: uno, Y945, è riconducibile a Ernesto Ferrari, collaboratore del medico legale Marco Ballardini; l’altro, Y947, non corrisponde a nessuno dei soggetti finora coinvolti nell’indagine, e viene definito Ignoto 3.
Il profilo Y947 è misto a quello di Ferrari e la sua presenza è stata confermata da due distinti test. Si tratta, dunque, di una traccia stabile, ma il suo significato resta da chiarire: contaminazione o firma dell’aggressore?
Ipotesi a confronto: contaminazione o azione dell’assassino
Secondo i consulenti della famiglia Poggi e di Andrea Sempio, il DNA Y947 sarebbe frutto di contaminazione avvenuta dopo la morte di Chiara, durante la fase autoptica. Si fa notare, infatti, che in un organismo vivente, il DNA presente nella bocca si degrada molto rapidamente per effetto degli enzimi salivari. Ma il prelievo in questo caso è avvenuto tre giorni dopo il delitto: una finestra temporale che, per i consulenti, rende possibile l’ipotesi della contaminazione in sala settoria, tanto più considerando che la garza utilizzata non era sterile e che i guanti dei medici possono aver toccato altre superfici.
Eppure, la quantità di materiale genetico rilevata – 2,4 picogrammi – non può essere ignorata. In genere, nei casi di aggressione fisica, si cerca un DNA da “difesa”, che ha quantità ben più consistenti. Ma – fanno notare i consulenti della procura – questo non esclude che Chiara possa aver subito un’aggressione con la bocca tappata, impedendole così di gridare o reagire.
Una traccia compatibile con un ceppo familiare
Il profilo Y947 contiene 22 marcatori su 26, un numero sufficiente per identificare l’aplotipo, ovvero il ceppo familiare dell’individuo a cui il DNA appartiene. L’ipotesi più suggestiva, e al tempo stesso inquietante, è che si tratti dell’impronta biologica di un secondo uomo presente sulla scena del crimine.
Gli scenari aperti dalla scoperta sono almeno tre:
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È la firma dell’assassino sfuggito alle indagini del 2007.
Potrebbe essere lui l’uomo che indossava le scarpe Frau numero 42, le cui impronte sono state trovate nel sangue e anche sulle ciabatte calpestate della vittima. -
È un complice, che ha aiutato l’assassino a immobilizzare Chiara, impedendole di urlare.
Anche le ferite sul corpo della giovane suggeriscono l’uso di due diverse armi, una da taglio e una contundente, lasciando aperta la possibilità di due aggressori. -
È una contaminazione avvenuta in laboratorio o in sala autoptica.
L’ipotesi più prudente, sostenuta dai consulenti di parte civile e difesa, ma che non spiega in modo esaustivo la presenza mista con il DNA di un solo collaboratore e la quantità significativa di materiale rilevato.
Ignoto 3 non è né Sempio, né Stasi
Ciò che è certo, ad oggi, è che Y947 non appartiene né ad Andrea Sempio né ad Alberto Stasi, né agli amici di Sempio presenti a Garlasco in quei giorni. E non coincide nemmeno con l’aplotipo parziale di Ignoto 2, identificato nel 2014 sotto le unghie di Chiara.
Un confronto decisivo in arrivo
Il prossimo passo spetta ancora alla dottoressa Albani: confrontare il profilo Y947 con altre banche dati genetiche o eseguire nuovi test su soggetti noti o ignoti legati, direttamente o indirettamente, alla scena del crimine.
Nel frattempo, l’interrogativo centrale del caso resta in sospeso:
a chi appartiene il DNA di Ignoto 3?
E soprattutto: è la traccia del vero assassino o solo un errore di laboratorio?