Andrea Corrado e la sua Sei Giorni: un sogno diventato realtà
Partecipare alla 99ᵃ Sei Giorni Internazionale di Enduro non è una gara qualunque: è un’esperienza unica, la più prestigiosa al mondo per questa disciplina, un vero e proprio campionato mondiale a squadre. Sei giorni ininterrotti di gara, con cinque tappe di circa 200 chilometri ciascuna e ben 40 prove speciali, per poi concludere con la manche finale di motocross.
L’Italia ha brillato a livello assoluto, vincendo sia il Trofeo Mondiale, sia il Trofeo Junior e persino il titolo riservato ai club. Ma la storia che merita di essere raccontata è anche quella di chi, come Andrea Corrado, ha vissuto questa avventura da pilota privato, con il suo MotoClub Trieste, ospite della marca trevigiana.
La sfida dei club
Oltre alle nazionali ufficiali, che possono schierare quattro piloti per il Trofeo e tre per il Junior (under 23), la Sei Giorni prevede la partecipazione dei club, ovvero team privati composti da appassionati che decidono di mettersi alla prova su questo palcoscenico mondiale. È in questa categoria che Andrea ha corso, al fianco di compagni come Mauro Minute e Andrea Dapit del MotoClub Gemona.
Il risultato finale è stato prestigioso: il MotoClub Trieste ha chiuso 57° su 157 squadre partecipanti.
Mille chilometri senza un graffio
Per Andrea la Sei Giorni era un sogno inseguito da anni. “Quando ho avuto la possibilità non ci ho pensato due volte: mi sono buttato”. Una scelta che ha richiesto mesi di preparazione, tra burocrazia, ricerca di sponsor e studio dei regolamenti, perché alla ISDE il pilota deve essere anche il meccanico della propria moto.
Andrea ha affrontato i 1.000 km complessivi di gara in sella a una Fantic 300, con il supporto logistico e organizzativo del team Fantic Factory. Ma la regola è chiara: il meccanico ufficiale non può toccare la moto, tutto deve essere fatto dal pilota stesso.
Il bilancio? Zero problemi meccanici, zero infortuni. Una gara perfetta, affrontata con il giusto passo e grande determinazione.
Emozione e adrenalina
La Sei Giorni non è solo fatica fisica, ma anche un vortice di emozioni. La tensione cresce giorno dopo giorno, i chilometri sembrano non finire mai, eppure la motivazione è più forte della stanchezza. “È stata una gara stressante, perché molto lunga, ma allo stesso tempo emozionante e piena di adrenalina”, racconta Andrea.
Il momento più intenso arriva alla fine: consegnata la moto, tutto si chiude in un attimo. “Molto bello anche perché è filato tutto liscio. Era un sogno che inseguivo da tanti anni, e finalmente sono riuscito a realizzarlo”.
Una vittoria personale
Se l’Italia festeggia i titoli mondiali, Andrea può festeggiare un successo personale altrettanto grande: aver completato la gara più dura e prestigiosa dell’enduro senza intoppi, portando in alto i colori del suo MotoClub Trieste. Una dimostrazione che con preparazione, passione e determinazione, anche i piloti privati possono scrivere pagine importanti in una competizione che è considerata l’Olimpiade delle due ruote tassellate.