L’anno senza estate è esistito: il 2023 come il 1816?
L’anno senza estate è veramente esistito? Ebbene si, correva l’anno 1816, oltre 200 anni fa.
Le cause furono varie eruzioni vulcaniche dell’emisfero australe, risalenti agli anni antecedenti al 1816. Le eruzioni portarono l’emisfero boreale ad avere in piena estate temperature invernali. Le conseguenze furono la distruzione di raccolti nell'Europa settentrionale, negli stati americani del nord-est e nel Canada orientale. Questo provocò in Europa la carestia. L'Europa, che stava ancora riprendendosi dalle guerrre napoleoniche, soffrì per la mancanza di cibo: in Gran Bretagna e in Francia vi furono rivolte per il cibo e i magazzini di grano vennero saccheggiati. La violenza fu peggiore in uno Stato senza sbocchi sul mare come la Svizzera, il cui governo fu costretto a dichiarare un'emergenza nazionale.
Come risultato, vi fu un notevole incremento dei prezzi dei cereali. Grandi tempeste, piogge anomale e innondazioni dei maggiori fiumi europei (incluso il Reno) sono attribuite all'eruzione, così come la presenza di ghiaccio nell'agosto del 1816. L'eruzione del Tambora fu anche la causa, in Ungheria, della caduta di neve "sporca", e qualcosa di simile accadde anche in Italia dove per un anno circa cadde della neve rossa, si crede dovuta alle ceneri presenti nell'atmosfera.
Secondo un'ipotesi formulata da J.D.Post della Northeastern University, il freddo fu responsabile, in qualche modo, della prima pandemia colerica del mondo. I testi medici descrivono che, prima del 1816, il colera era circoscritto alla zona del pellegrinaggio sul Gange, mentre la carestia di quell'anno contribuì alla nascita di una epidemia nel Bengala, che si diffuse poi in Afghanistan e nel Nepal. Dopo aver raggiunto il Mar Caspio, l'epidemia si trasferì in occidente toccando il mar Baltico ed il Medio Oriente. La diffusione della malattia fu lenta, ma costante.
L’estate della ripartenza post-Covid è rimandata ancora una volta, colera permettendo, ma noi non dobbiamo temere, la nostra pandemia l’abbiamo già avuta. Il rischio è di rivivere, a distanza di oltre due secoli, due inverni. Non aspettatevi l’estate torrida dell’anno scorso con “clanfini” ai topolini, toc’ al “pedocin” o gelato da passeggio in Molo Audace. Questa sarà l’estate del pullover in cotone e dell’ombrello sempre in borsetta, bora permettendo. A chi si sposa raccomandiamo di attrezzarsi per bene, acquistando ombrelli rigorosamente bianchi. Mentre gli abiti con strascichi sono sconsigliati, così come le “location” in campagna, risulterebbero essere fangose e poco romantiche. Il detto: sposa bagnata, sposa fortunata. Potrebbe essere abusato, causa la forte e intensa pioggia prevista. Auguriamo a tutti una serena estate, magari davanti al camino sorseggiando un buon brandy per scaldare le ossa inumidite. I mojiti rinfrescanti sono rimandati al 2024.
Francesco Viviani