"Sparizioni e zero controlli", Piero Camber attacca l’accoglienza diffusa a Trieste (VIDEO)

"Sparizioni e zero controlli", Piero Camber attacca l’accoglienza diffusa a Trieste (VIDEO)

Nel corso della diretta serale di Trieste Cafe, condotta da Luca Marsi, si è acceso il dibattito sull’accoglienza diffusa e sulle sue criticità. Tra gli ospiti della trasmissione, l’analista politico Piero Camber, che ha espresso una posizione netta, sollevando dubbi sulla gestione e sui controlli di questo sistema.

L’accoglienza diffusa, adottata in molte città italiane, prevede che i richiedenti asilo e i migranti vengano ospitati in appartamenti privati, anziché nei grandi centri di accoglienza. Secondo Camber, tuttavia, questa modalità sarebbe caratterizzata da una totale mancanza di controllo, con il rischio di creare situazioni difficili da monitorare e potenzialmente pericolose per la sicurezza cittadina.

Camber: "Chi controlla gli ospiti dell’accoglienza diffusa?"

Durante il suo intervento, Camber ha raccontato alcune esperienze dirette, vissute durante il periodo del Covid, quando collaborava con la Protezione Civile nella distribuzione delle mascherine.

"Ho trovato diversi appartamenti dove risultavano registrate 8-10 persone, ma dentro ce n’erano solo una o due. Quando chiedevo dove fossero gli altri, mi rispondevano che non lo sapevano. In un caso specifico, in via Conti, risultavano 32 persone accolte, ma sul posto ne ho trovate solo quattro."

Secondo l’analista politico, questo sistema favorisce l’eccesso di libertà e l’assenza di tracciabilità, con il rischio che gli ospiti possano spostarsi liberamente senza controllo, anche per attività illecite.

"Diamo loro soldi per la spesa, ma non sappiamo se ci sono o meno. E quando devi vivere con pochi euro al giorno, a volte cerchi altre fonti di guadagno. Ho conosciuto operatori che lavoravano in questi alloggi e che di sera si chiudevano in camera per paura, senza osare mettere la testa fuori."

"Meglio un sistema di accoglienza controllata"

Secondo Camber, la soluzione migliore sarebbe un modello di accoglienza strutturata, simile a quello delle caserme militari, dove gli ospiti sarebbero tenuti a rispettare orari e controlli serali e mattutini, evitando così il rischio di sparizioni o di attività poco trasparenti.

"Quando facevamo il militare, c'era la caserma. Dovevi rientrare entro un certo orario, c’era un contrappello serale e uno mattutino per verificare la presenza di tutti. Oggi non esiste nulla di simile. Un minore straniero che alle 4 del mattino gira per la città può anche non fare nulla di male, ma genera una sensazione di insicurezza tra i cittadini."

A supporto della sua tesi, Camber ha ricordato episodi di violenza accaduti a Trieste, come le risse e gli accoltellamenti tra bande giovanili in piazzale Carlo Alberto, sottolineando come in molte di queste situazioni siano stati coinvolti giovani ospiti dell’accoglienza diffusa.

Un tema caldo nel dibattito politico triestino

L’intervento di Piero Camber ha riacceso la discussione sull’accoglienza migratoria e sulla necessità di un maggiore controllo. Mentre da un lato l’accoglienza diffusa viene difesa come un sistema più umano e integrato, dall’altro il rischio di mancanza di monitoraggio e di sicurezza preoccupa sempre più cittadini.

Il dibattito rimane aperto e il confronto politico si preannuncia acceso. Il tema della sicurezza è ormai centrale nelle discussioni sulla governance locale e sulle prossime elezioni.

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