Quarto Grado, difende l’azienda dai rapinatori e ora rischia 8 anni: il caso scuote l’opinione pubblica
È furibondo, Roberto Zancan. L’imprenditore vicentino, proprietario di un’azienda di gioielleria, è finito al centro di una vicenda che sta facendo discutere. Dopo aver sventato una rapina nella notte, oggi si trova indagato per porto abusivo d’arma e rischia fino a otto anni di carcere. La sua storia è stata raccontata nel programma di Rete4 Fuori dal Coro, condotto da Mario Giordano, e sta sollevando un’ondata di reazioni sui social.
Zancan ha ricostruito davanti alle telecamere i momenti concitati dell’assalto: “Erano le due di notte, ho visto otto persone entrare nel caveau. Avevano bombole di acetilene, potevano far saltare in aria tutto. Ho reagito. Ho sparato due colpi in aria con la mia pistola regolarmente detenuta. Se fossi arrivato a mani nude – ha detto – oggi probabilmente sarei sottoterra”.
Quella notte gli aggressori hanno spruzzato addosso all’imprenditore il contenuto di un estintore per immobilizzarlo. “Sono guerriglieri, non sprovveduti – ha raccontato – e io mi chiedo: è possibile che in Italia non si riesca a distinguere il buono dal cattivo?”.
La rabbia dell’imprenditore è alimentata da un vissuto già drammatico. Non è la prima volta che subisce rapine. In passato la sua famiglia è stata sequestrata in casa durante un colpo: “Avevo i miei figli piccoli, hanno preso mia figlia di quattro anni e ho rischiato di morire”. Oggi, alle ferite fisiche e psicologiche di quella notte, si sommano i guai giudiziari.
Zancan contesta la decisione delle forze dell’ordine di sequestrare l’arma: “Mi accusano di porto ingiustificato. Ma che dovevo fare alle due e mezza di notte, da solo, con otto davanti? Non ho ferito nessuno. Non ho preso nessuno”. E conclude amaramente: “Mi sento violato nei miei diritti. Stavo a letto con la mia famiglia, sono venuto qua, ho rischiato la vita per l’ennesima volta e ora rischio il carcere. Cos’è la giustizia in questo Paese?”.
Il caso di Vicenza riaccende il dibattito sulla legittima difesa e sui limiti di reazione in situazioni di pericolo. Intanto, l’imprenditore attende che la magistratura valuti la sua posizione: “Rischio fino a 8 anni di carcere per aver difeso il lavoro di una vita e la mia incolumità”.