Max Tramontini dalla pista: “Te son de Trieste se… grande condominio, dentro ghe xe de tuto” (VIDEO)
Trieste non è solo una città, è un modo di stare al mondo. Lo capisci da come si parla, da come si ironizza, da come ci si riconosce tra sconosciuti con una frase buttata lì, in dialetto, come una stretta di mano. È da questa identità immediata e condivisa che nasce “Te son de Trieste se…”, il gruppo ideato da Max Tramontini, oggi una delle comunità digitali più grandi e partecipate del territorio, con oltre 53 mila iscritti.
Un’idea semplice diventata patrimonio collettivo
Nato undici anni fa sull’onda dei primi gruppi cittadini dedicati ai ricordi e agli aneddoti locali, “Te son de Trieste se…” ha scelto fin dall’inizio una strada chiara: parlare la lingua della città. Il dialetto, inizialmente usato in modo esclusivo, è stato poi affiancato dall’italiano per includere anche chi a Trieste è arrivato da fuori, chi la ama, chi la vive ogni giorno pur non scrivendo con sicurezza “con la x o con la s”. Una scelta di apertura che ha fatto crescere il gruppo senza snaturarne l’anima.
Un grande condominio chiamato Trieste
Max lo definisce così: un enorme condominio virtuale. Dentro ci sono tutte le età e tutte le vite, dai trentenni in su fino agli over 70, professionisti, studenti, pensionati, sportivi, polemici cronici e anime solidali. La convivenza non è sempre semplice, ma negli anni il gruppo ha trovato un equilibrio, riducendo le polemiche sterili e rafforzando il senso di comunità. Un luogo dove si discute, si ricorda, si litiga ogni tanto, ma soprattutto ci si riconosce.
Quando i social diventano funzione sociale
Durante la pandemia il gruppo ha assunto un ruolo ancora più centrale. Per molti è stato un filo diretto con l’esterno, un modo per sentirsi meno soli in mesi difficili. Ma il valore sociale non si è fermato lì. Segnalazioni, appelli, richieste di aiuto hanno trovato nel gruppo un megafono potente. Come nel caso recente di una ragazza scomparsa, ritrovata in breve tempo anche grazie alla diffusione dell’appello. Non per attribuirsi meriti, ma per dimostrare quanto una comunità attiva possa fare la differenza.
Dal cittadino alle istituzioni, passando per il gruppo
Nel tempo, “Te son de Trieste se…” è diventato anche un canale informale ma efficace tra cittadini ed enti. Segnalazioni urbane, problemi quotidiani, richieste di attenzione vengono spesso intercettate dal gruppo e indirizzate agli interlocutori giusti. Un lavoro silenzioso, fatto di screenshot, messaggi e contatti, che spesso porta a soluzioni rapide senza clamore.
Generazioni diverse, stessa città
Il gruppo è frequentato soprattutto da adulti, perché i più giovani ormai abitano altri social e parlano altri linguaggi. Ma proprio questo rende il confronto interessante: tradizioni, memoria e presente si incontrano, creando un racconto continuo della città. Un racconto che non idealizza, ma restituisce Trieste per quello che è, con ironia, affetto e qualche inevitabile mugugno.
Solidarietà quotidiana, senza retorica
Animali smarriti, auto in panne, mobili da spostare, raccolte benefiche nate spontaneamente. Piccoli e grandi gesti che negli anni hanno costruito fiducia. Sapere che esiste una comunità pronta a rispondere, anche solo con una condivisione, cambia il modo di vivere la città. Anche quando qualcuno ironizza o punzecchia, come in ogni condominio che si rispetti.
La diretta dalla pista e la città che siamo
A raccontare tutto questo, in diretta dalla pista di pattinaggio, Max Tramontini insieme a Martina Vergaro, per Trieste Cafe. Un dialogo che non parla solo di un gruppo Facebook, ma di un’identità collettiva che si riconosce al primo sguardo, o alla prima frase detta nel modo giusto. Trieste, detta da chi la vive, ogni giorno.
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