HIV: italiani poco informati, 2.000 nuove diagnosi l’anno e stigma ancora diffuso

HIV: italiani poco informati, 2.000 nuove diagnosi l’anno e stigma ancora diffuso

Nonostante decenni di campagne informative e progressi terapeutici, l’HIV continua a rappresentare un tema di scarsa consapevolezza tra gli italiani. Una recente indagine demoscopica, presentata oggi a Roma durante l’evento "HIV. Dalle parole alle azioni", rivela dati allarmanti: il 63% degli italiani si sente a rischio nullo di contrarre il virus, mentre il 14,5% crede ancora che un semplice bacio appassionato possa trasmetterlo.

Un’epidemia dimenticata, ma ancora attuale

Ogni anno, in Italia, si registrano oltre 2.000 nuove diagnosi di HIV, con il 60% dei casi scoperti in fase tardiva, quando il virus ha già compromesso la salute. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, ci sono inoltre più di 10.000 persone che non sanno di essere positive, contribuendo inconsapevolmente alla diffusione dell’infezione.

Confusione sulla trasmissione e prevenzione

L’indagine condotta da AstraRicerche su oltre 1.500 persone tra i 18 e i 70 anni dimostra come la popolazione italiana sia ancora poco informata:

  • 14,5% crede che il virus si trasmetta con un bacio appassionato;
  • 11,8% teme l’uso di bagni in comune;
  • 16,6% pensa che una puntura di zanzara possa trasmettere l’HIV.

Solo il 10,6% degli intervistati si definisce "molto informato" sul tema, e meno di un terzo delle persone che conoscono il virus (29,3%) si è mai sottoposto a un test. La PrEP (profilassi pre-esposizione), fondamentale per la prevenzione, è conosciuta solo dal 6,7% del campione.

Stigma e disinformazione: il ruolo del concetto U=U

Lo stigma che circonda le persone con HIV è ancora alimentato da paure infondate. Meno del 23% degli italiani conosce il concetto di U=U (Undetectable=Untransmittable), secondo cui una persona con HIV in terapia efficace e carica virale non rilevabile non può trasmettere il virus. Questo dato sottolinea la necessità di divulgare correttamente le evidenze scientifiche per combattere i pregiudizi e favorire l’integrazione sociale.

Il ruolo dei checkpoint e delle istituzioni

I checkpoint, centri gestiti dalla comunità per test e supporto, sono strumenti essenziali nella prevenzione, ma poco conosciuti: il 56,5% degli italiani non ne ha mai sentito parlare. Questi luoghi, inclusivi e privi di discriminazioni, offrono test HIV, accesso alla PrEP e supporto psicologico, raggiungendo chi non si rivolge al servizio sanitario pubblico. Tuttavia, mancano spesso di riconoscimento e risorse istituzionali.

La campagna ‘HIV. Ne parliamo?’

Lanciata da Gilead Sciences con il patrocinio di 17 associazioni, la campagna mira a riportare l’attenzione sull’HIV attraverso un linguaggio innovativo e coinvolgente. Con iniziative come il Libro Bianco "HIV. Le parole per tornare a parlarne" e i podcast "A Voce Alta", si vuole sensibilizzare il pubblico sulle tematiche legate al virus, dalla prevenzione alla qualità di vita delle persone sieropositive.

Un futuro senza HIV è possibile

Secondo Andrea Antinori dell’Istituto Spallanzani di Roma, "per bloccare la catena dei contagi serve un approccio multidisciplinare, che includa test capillari, profilassi, checkpoint e maggiore sensibilizzazione". Solo unendo gli sforzi di clinici, istituzioni e associazioni sarà possibile raggiungere l’obiettivo UNAIDS di porre fine all’epidemia.

Parlare di HIV, informare e combattere lo stigma sono passi fondamentali per costruire un futuro libero dal virus.