Vescovo di Trieste Trevisi: “Migranti sono persone, non un business”

Vescovo di Trieste Trevisi: “Migranti sono persone, non un business”

"Di fronte a tematiche così complesse, dobbiamo trovare altre modalità per rispondere a quella che è diventata una questione strutturale in tutti i continenti e in tutti i Paesi. Come Chiesa abbiamo la necessità di fare sempre di più e sempre meglio, ma ciò non vuol dire moltiplicare ulteriormente strutture di accoglienza, non ne siamo capaci, non è il nostro mestiere". Così il vescovo di TRIESTE, Enrico Trevisi, interviene sulla rotta balcanica, ultimo punto della sua prima lettera pastorale alla città, "che sulla questione si sente abbandonata dall'Italia". Il vescovo precisa che la Chiesa non si tira certo indietro perché i migranti, come scrive, non sono problemi, ma persone che soffrono e persone disperate. Dispiace, prosegue, che qualcuno pensi che ci sia un business sui migranti, e la Diocesi sarebbe ben felice di lasciare ad altri -associazioni, Ong, cooperative- la gestione, per dedicarsi a altre e nuove povertà. Sebbene sia un problema cogente, non vi è solo l'immigrazione, sottolinea Trevisi, e nella lettera pastorale,frutto di questi primi tra mesi in cui ha visitato e conosciuto la città e i loro cittadini, vi sono sintetizzati quelli più urgenti, da affrontare non in via esclusiva. Prima di tutto il vescovo chiede ai credenti di "tenere fisso lo sguardo su Gesù" e di "ritrovare la forza dell'Eucaristia" come culmine della fede della comunità. Da qui il richiamo anche alla corresponsabilità dei fedeli nella Chiesa e nella partecipazione democratica, che il vescovo intende stimolare rilanciando i "cantieri sinodali" su temi come giovani e adolescenti; l'amicizia e il volontariato, che è sempre più raro; le famiglie, da tutelare e curare anche quando sono ferite (separazioni e divorzi).
 E poi due temi altrettanto importanti per TRIESTE, città tra le più anziane in Italia. Il primo è la solitudine degli anziani e la vita spirituale dei malati. La solitudine deve essere prevenuta con la presenza in ogni comunità di fedeli, non solo denunciata: "La cura degli anziani non è una sensibilità esclusiva dei cristiani, ma deve essere una sensibilità di ogni cristiano". Sui malati, spiega Trevisi, non basta limitarsi "a condannare l'eutanasia o a cogliere che il suicidio assistito rischia di accreditare l'abbandono terapeutico", bensì bisogna "stare accanto alle persone con le loro ansie e inquietudini. Con le loro drammatiche domande". Il secondo tema è quello delle esequie, "problema che mi è stato sollevato da molte persone e comunità", spiega Trevisi, perché a TRIESTE i funerali si celebrano quasi sempre solo al cimitero. "I tempi sono troppo contingentati. Non c'è la possibilità per il celebrante di incontrare i famigliari e con loro elaborare il lutto. Spesso la logistica comporta che la gran parte di persone rimane nel chiacchiericcio ed esclusa dalla partecipazione alla risicata liturgia". Anche l'impossibilità logistica e il costo della celebrazione dei funerali nelle chiese parrocchiali, qualche volta allontana dalla pratica religiosa, osserva il vescovo impegnandosi di cercare un dialogo anche con le imprese funebri. I risultati dei 'cantieri sinodali' sarà presentato nella 'Settimana sociale dei cattolici in Italia', voluta da Papa Francesco, che si svolgerà a TRIESTE dal 3 al 7 luglio 2024, spiega Trevisi. E conclude: "Ma noi lavoriamo per la vita, non per fare i compiti". (Mil/ Dire)