“Un’amministrazione arrivata al capolinea”: dura critica di Alleanza Verdi e Sinistra su Dipiazza

“Un’amministrazione arrivata al capolinea”: dura critica di Alleanza Verdi e Sinistra su Dipiazza

L’intervista di fine anno del sindaco Roberto Dipiazza diventa terreno di scontro politico. In una nota congiunta, Elisa Moro e Tiziana Cimolino, esponenti di Alleanza Verdi e Sinistra, tracciano una lettura fortemente critica del racconto proposto dal primo cittadino, definendolo la fotografia di un’amministrazione “arrivata al capolinea”.

Secondo AVS, il bilancio del sindaco sarebbe costruito attorno a una narrazione autoreferenziale, incapace di affrontare le urgenze sociali e priva di una visione di città capace di tenere insieme diritti, ambiente e lavoro. Al centro, sostengono Moro e Cimolino, non ci sarebbe un progetto per Trieste, ma la prosecuzione di una leadership basata sull’ego e sulla continuità personale.

Il “dopo di me” come problema politico

Uno dei passaggi più contestati riguarda il tema del futuro e della successione. Le due esponenti di AVS parlano di un “casting” politico, in cui il sindaco inviterebbe implicitamente i cittadini a votare contro qualcuno, ammettendo così l’assenza di una visione autonoma per la città.

In questo quadro viene citata anche la questione della cabinovia, descritta come una partita appesa alla possibilità che “arrivino i soldi”. Un approccio che, secondo AVS, confermerebbe un modo di amministrare fatto di scommesse e scorciatoie, mentre Trieste avrebbe bisogno di un lavoro quotidiano e strutturale su ciò che tiene insieme una comunità urbana.

Casa e turismo, una città che perde equilibrio

Moro e Cimolino puntano il dito sulle trasformazioni in corso senza risposte strutturali da parte dell’amministrazione. Il tema abitativo viene indicato come uno dei nodi più critici: affitti fuori scala, crescita degli affittacamere senza regole e assenza di una politica abitativa adeguata.

A questo si aggiunge, secondo AVS, un modello turistico mordi e fuggi che schiaccia la vita quotidiana dei residenti e alimenta una logica di vetrina. In questo contesto viene citata anche la normalizzazione delle grandi navi a ridosso di piazza Unità, con un impatto ambientale e urbano che, sostengono, ricade sull’intera città.

Lavoro e deindustrializzazione

Sul fronte economico, la critica si concentra su una crisi definita lenta ma costante. AVS parla di una deindustrializzazione che avanza e di un tessuto produttivo che si indebolisce. La mancanza di lavoro stabile e qualificato, secondo Moro e Cimolino, spinge la città verso occupazioni sempre più precarie e sottopagate, spesso legate al turismo e a servizi a basso valore aggiunto.

Servizi sociali sotto pressione

Nel documento si affronta anche il tema dei servizi socioassistenziali. Le disuguaglianze vengono descritte come in crescita, mentre i servizi sarebbero messi sotto pressione dalla mancanza di personale. Stress e burn out tra chi lavora nella cura vengono indicati non come problemi individuali, ma come il sintomo di un sistema lasciato senza risorse e senza programmazione.

Accoglienza e sicurezza, una scelta politica

Un passaggio centrale riguarda l’accoglienza. AVS contesta l’uso del tema sul piano della sicurezza, accusando l’amministrazione di alimentare paure e giustificare l’assenza di soluzioni. Le dichiarazioni del sindaco sul non poter aprire nuove strutture perché “se fai 200 posti, ne arrivano 400” vengono lette come una scelta politica precisa, che trasformerebbe un dovere di governo in un alibi, accettando che persone restino senza riparo.

La città che si blinda

Le parole del sindaco vengono collegate anche al tema della sicurezza urbana e alla recente attenzione mediatica sui contributi per telecamere, allarmi e sistemi di difesa privata. Secondo AVS, questa sarebbe la conseguenza di anni in cui la sicurezza è stata ridotta a sorveglianza e controllo, spingendo i cittadini a “blindarsi” individualmente invece di costruire una sicurezza collettiva.

La richiesta di una svolta

In chiusura, Moro e Cimolino rivendicano la necessità di un cambio netto di paradigma. Contestano il “mito dell’uomo solo che sa decidere” e il modello aziendale applicato al governo della città, sostenendo che ciò che conta davvero viene sacrificato perché non produce ritorni immediati.

La proposta di AVS va nella direzione opposta: una governance pubblica e democratica che rimetta al centro casa, lavoro, servizi e ambiente, che dia regole al turismo e renda Trieste una città abitabile per chi ci vive e ci lavora.