Stesse multe per Panda e Porsche: triestino solleva la questione su equità delle sanzioni stradali
“Una sanzione per divieto di sosta può andare dai 41 ai 168 euro. Una multa per eccesso di velocità può arrivare a 3.382 euro. Ma perché queste cifre sono identiche sia che si guidi una Fiat Panda 1000 FireFly da 69 cavalli, sia che si sia al volante di una Porsche 911 Turbo S da 650 CV?”
È questo il quesito – lucido e diretto – posto da un cittadino triestino, che invita a una riflessione concreta su quello che definisce un “sistema sanzionatorio non più in linea con i tempi”. Secondo la segnalazione ricevuta, infatti, il Codice della Strada italiano non tiene conto della potenza dei mezzi coinvolti, applicando le stesse cifre indipendentemente dalla capacità di accelerazione o dal valore del veicolo.
Un sistema che ignora la disuguaglianza: “Serve una riforma”
L’osservazione parte da una considerazione sociale prima ancora che tecnica. “In un Paese in cui le diseguaglianze economiche sono sempre più evidenti e in cui la forbice tra chi possiede poco e chi possiede molto si è allargata a dismisura, non è più tollerabile che il sistema delle multe sia così uniforme e cieco”, sottolinea il triestino.
Da qui la proposta, definita “di buon senso”: rivedere il meccanismo delle sanzioni stradali introducendo un principio di proporzionalità rispetto alla potenza del mezzo. Un concetto che richiama alla memoria esperienze adottate in altri Paesi, dove le sanzioni vengono calcolate in base al reddito del trasgressore o alle caratteristiche del veicolo.
Un dibattito che interpella la giustizia sociale
Il punto sollevato trova eco anche tra chi da tempo propone una revisione del Codice della Strada in chiave più equa e moderna. “Un’auto da 70 cavalli – afferma il cittadino – difficilmente supera i limiti di velocità in modo pericoloso come potrebbe fare una supersportiva da 650 CV. Eppure, le multe restano le stesse. Dove sta l’equità?”.
L’idea sarebbe quella di attribuire un coefficiente proporzionale in base alla potenza del mezzo: ad esempio, per ogni 100 cavalli in più, potrebbe esserci un aggravio della sanzione percentuale. Oppure, più radicalmente, ridefinire le fasce sanzionatorie includendo anche la classe e la tipologia del veicolo come parametri decisivi, accanto alla gravità dell’infrazione.
Un Paese che premia i furbi? Il cittadino: “Basta impunità per chi può pagare”
Il messaggio lanciato dal triestino si conclude con una provocazione forte, che tocca corde etiche e culturali: “In Italia spesso le regole colpiscono chi ha meno possibilità di sottrarsi. Chi ha mezzi potenti e soldi per pagarle, invece, continua a sentirsi al di sopra delle norme. È ora di invertire la rotta”.
Un appello che chiama in causa non solo il legislatore, ma anche le coscienze. Perché – come sottolinea la segnalazione – non può esserci sicurezza stradale senza giustizia sociale.