Morning News, l’avvocato di Sempio: “Indagine insidiosa, ma la traccia 33 è stata smontata: non è sua”
Nel corso della puntata odierna di Morning News, il programma d’attualità e cronaca in onda su Canale 5 e condotto da Dario Maltese, si è tornati a parlare del caso Garlasco, con un approfondimento dedicato alla posizione dell’unico indagato nella nuova inchiesta, Andrea Sempio. In collegamento con l’inviata Benedetta Armellin, è intervenuto l’avvocato Massimo Lovati, legale difensore del giovane pavese.
“Indagine insidiosa, ma incubi finiti”
“Possiamo dire che gli incubi sono finiti? Sì, ma non abbasso la guardia”, ha dichiarato Lovati in apertura di collegamento. “Questa indagine è insidiosa e potrebbe sempre riservare sorprese dietro l’angolo. Rimango vigile, anche se per me non ci sono altri elementi a carico del mio assistito, che continuo a ritenere del tutto estraneo ai fatti”.
L’avvocato ha quindi ribadito l’importanza del confronto tra i dati emersi nella perizia De Stefano e il DNA di Sempio acquisito nel marzo scorso: “Bisogna tornare lì, alla base dell’incidente probatorio, e chiudere la questione una volta per tutte. Il resto non ha prodotto elementi nuovi né negativi”.
La paura di colpi bassi: “Ho fatto un incubo, non credo a complotti”
Interpellato sul timore che potessero emergere tracce del suo assistito tra i rifiuti analizzati, Lovati ha spiegato: “Non credo a complotti. Ho parlato di un incubo, l’ho detto ai media perché vivo in prima persona le difficoltà di questa situazione. Fa parte del mio ruolo di difensore: devo tenere gli occhi aperti anche su eventuali colpi bassi”.
L’assenza all’interrogatorio e il riferimento a un “atto terroristico”
Il legale ha anche spiegato i motivi dell’assenza sua e del suo assistito all’interrogatorio fissato il 20 maggio presso la Procura di Pavia: “Abbiamo sollevato un’eccezione e deciso di non presentarci. E alla luce di quanto accaduto dopo, posso dire che è stato meglio così. Quel giorno circolò la notizia – falsa – che la cosiddetta traccia 33 fosse riconducibile ad Andrea Sempio e si trovasse accanto al cadavere di Chiara Poggi. Un’informazione sensazionalistica, che definisco senza esitazioni un atto terroristico mediatico: non era sangue, non era la sua impronta, ma un’impressione lasciata da una mano sudata e trattata con ninidrina, che ne ha alterato il colore”.
Il ruolo della traccia 33: scontro tra consulenti
In studio, l’inviata Carolina ha illustrato l’origine del dibattito sulla traccia 33, mostrandone anche il posizionamento: secondo i consulenti della famiglia Poggi, la traccia – priva di sangue – sarebbe stata lasciata da chiunque avesse percorso la ripida scala priva di corrimano che conduceva alla taverna. “La tesi della Procura – ha spiegato Carolina – è stata smontata anche nei dettagli tecnici: non ci sono 15 minuzie coincidenti con l’impronta di Sempio, ma solo 5, insufficienti per un’attribuzione scientificamente certa”.
In chiusura, l’avvocato Lovati ha aggiunto un ulteriore particolare: “Il giorno successivo all’uscita di quella notizia, l’intonaco da cui era stata prelevata la fotografia della traccia non era più disponibile. Anche questo è un fatto che lascia molte perplessità”.