Scoccimarro su Barcola e il Golfo: “La costa va rifatta, è una sfida che non possiamo rimandare” (VIDEO)

Scoccimarro su Barcola e il Golfo: “La costa va rifatta, è una sfida che non possiamo rimandare” (VIDEO)

L’ambiente non è più un tema laterale, né un capitolo da trattare “dopo”. È diventato il terreno su cui si gioca la credibilità delle istituzioni, la qualità della vita e la tenuta stessa del territorio. È questo il filo conduttore della diretta di Trieste Cafe con Fabio Scoccimarro, assessore all’Ambiente del Friuli Venezia Giulia, intervistato da Andrea Pastine dalla pista di pattinaggio di Trieste, nel centro vivo della città, tra spirito natalizio e urgenze che non conoscono feste.

Scoccimarro parte da un’immagine netta: nel 2018, quando ha assunto le deleghe, l’ambiente non era considerato centrale. Oggi, dice, è in cima alle priorità e agli investimenti. E non solo a livello locale: “tutti i governi del pianeta” lo mettono ormai in agenda. Con un punto che rivendica con forza: il Friuli Venezia Giulia, regione piccola, può permettersi politiche significative grazie a un tessuto economico solido e a grandi realtà che hanno sede sul territorio.

sviluppo e tutela: la politica che guarda oltre le elezioni
La domanda più delicata arriva subito: come si tiene insieme sviluppo economico, infrastrutture, energia e tutela ambientale in una regione “straordinaria ma fragile”? Scoccimarro risponde con una visione che pretende tempo lungo e scelte che non sempre portano applausi immediati. Il suo obiettivo dichiarato è lasciare alle future generazioni un territorio “così bello e anche meglio”.

E qui introduce un concetto che nella diretta ricorre come una dichiarazione di metodo: chi governa non deve guardare alle prossime elezioni, ma al futuro. Richiama norme che guardano addirittura al 2050 e dice di voler anticipare la traiettoria, citando il 2045. Una politica, in sostanza, che ragiona “per chi non ti vota”: bambini, persone che devono nascere, e persino natura e animali.

cambiamento climatico: non negarlo, prenderne atto e correre ai ripari
Sul cambiamento climatico l’assessore traccia una linea: i mutamenti ci sono e non vanno negati. Bisogna prenderne atto e “correre ai ripari” con politiche giuste. Inserisce però il fenomeno in un contesto storico più ampio, ricordando che le variazioni climatiche hanno segnato epoche e civiltà. La differenza, secondo Scoccimarro, è l’accelerazione registrata nell’ultimo secolo e mezzo, legata alla rivoluzione industriale.

Nello stesso passaggio, con toni molto duri, critica forme di attivismo estremo e sostiene che la battaglia per l’ambiente, per essere credibile, deve misurarsi con i grandi inquinatori globali. È un affondo politico netto, che nella diretta segna una delle frasi più divisive e più caratterizzanti dell’intervento.

acqua e sicurezza idrica: la partita che si gioca oggi per non avere emergenze domani
Il tema acqua arriva come un campanello d’allarme. Scoccimarro racconta di un confronto recente sul progetto di un nuovo acquedotto, indicato come una terza linea capace di rendere il sistema più robusto e interconnettibile anche con la Slovenia. L’obiettivo dichiarato è eliminare del tutto il rischio di siccità, che in alcuni momenti dell’anno può manifestarsi anche in una regione ricchissima d’acqua.

Il ragionamento va oltre l’emergenza: serve ripensare l’uso dell’acqua, distinguendo tra consumo potabile, agricoltura e altri utilizzi. Scoccimarro cita la necessità di programmare diversamente e arriva a menzionare l’idea di studiare un desalinizzatore nel Golfo di Trieste, con un’ottica che guarda anche alle esigenze agricole del resto della regione.

Poi il passaggio più “da denuncia”: lo spreco enorme legato ai pozzi artesiani. L’assessore parla di un flusso continuo, da secoli, e di un privilegio difficile da scalfire. Fornisce un dato che, nella sua narrazione, pesa come un macigno: lo spreco annuale sarebbe paragonabile a volumi giganteschi, e sostiene di aver introdotto norme e contributi per ridurlo, pur riconoscendo la resistenza di chi non vuole rinunciare a quel vantaggio. Qui la diretta assume un taglio quasi confessionale: “fare ciò che è giusto” anche se politicamente può costare.

da vincolo a opportunità: ambiente come motore e non come freno
Quando Pastine gli chiede come trasformare l’ambiente da vincolo a opportunità, Scoccimarro insiste sul fatto che la percezione sta cambiando grazie a norme europee, nazionali e regionali che incentivano la transizione green. Porta un esempio concreto: contributi per il fotovoltaico fino al 90% della spesa, presentati come una misura distintiva della regione.

Il messaggio è chiaro: l’assessorato, nella sua impostazione, vuole essere un alleato di famiglie e imprese, una “risorsa” e non un centro che impone solo paletti.

regione di confine: collaborazione con i vicini, sì, ma non sempre semplice
Da regione di confine non si può parlare di ambiente senza parlare di rapporti con i territori vicini. Scoccimarro definisce la collaborazione buona, ma a tratti “ruvida”, spiegando che certi passaggi devono avvenire attraverso i ministeri, con tempi e protocolli che possono complicare la gestione di problemi che, geograficamente, sono vicinissimi. Cita come esempi il fiume Isonzo e la centrale di Krško, sottolineando che un rapporto più diretto sarebbe, a suo avviso, più logico e più efficace.

educazione ambientale: i giovani come “insegnanti” degli adulti
Altro punto centrale: coinvolgere i cittadini, soprattutto i giovani. Scoccimarro spiega che l’educazione ambientale nelle scuole produce un effetto potente: i ragazzi diventano “insegnanti” degli adulti, perché chi è cresciuto in decenni in cui l’ambiente non era tema quotidiano deve oggi reimparare abitudini e consapevolezze.

Racconta anche un episodio storico evocativo legato a Trieste, per mostrare quanto sia cambiata la sensibilità: un gesto che oggi sarebbe impensabile e punito severamente, a testimonianza di una trasformazione culturale radicale.

la ferriera e la riconversione: la “battaglia” rivendicata come svolta storica
Tra i risultati di cui dice di essere più orgoglioso, Scoccimarro cita la riconversione della Ferriera di Trieste. La descrive come una grande battaglia per superare un impianto divenuto incompatibile con lo sviluppo urbano. Rivendica un percorso condotto senza scontro con la proprietà, con l’obiettivo di arrivare a una riconversione verde e a un polo logistico indicato come esempio anche a livello nazionale.

È uno dei passaggi più politici della diretta: non solo una scelta tecnica, ma una rivendicazione di metodo, dialogo e risultato.

il futuro e la costa: Barcola al centro di un progetto che guarda ai prossimi decenni
Guardando avanti, Scoccimarro richiama le recenti alluvioni e una convinzione netta: contro la natura non si vince, si possono solo mitigare i danni e limitare le perdite, sperando di evitare vittime. Da qui il focus sul Golfo di Trieste, definito a rischio nei prossimi decenni da studi citati in diretta, e l’annuncio del progetto per rifare la linea di costa, a partire da Barcola, con un percorso per lotti che dovrebbe evitare di interrompere la stagione balneare.

La timeline evocata è concreta: progettazione già avviata, esecutivo nel 2026, primi cantieri nel 2027, dodici lotti complessivi. Un piano che, nel racconto dell’assessore, incarna l’idea di politica lunga, quella che non si misura in settimane ma in anni.

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