Quarto Grado, scontro su permanenza del corpo di Lilly nel parco: il mistero su formiche e sacchetti

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Quarto Grado, scontro su permanenza del corpo di Lilly nel parco: il mistero su formiche e sacchetti

Nella puntata di "Quarto Grado" andata in onda venerdì sera su Retequattro, il caso di Liliana Resinovich è tornato al centro dell’attenzione con un approfondimento dedicato a un aspetto cruciale dell’indagine: il luogo dove il corpo è stato conservato tra il giorno della scomparsa e quello del ritrovamento.

Secondo la consulente forense Cristina Cattaneo, autrice della relazione tecnica affidata agli inquirenti, il corpo sarebbe rimasto sempre nel boschetto di San Giovanni, dove fu ritrovato il 5 gennaio 2022, per tutte e tre le settimane successive alla scomparsa. Ma la famiglia di Liliana, attraverso i propri consulenti, contesta questa versione.

Fabiola Giusti: "Nessun segno di morsi o attività entomologica sul corpo"

In collegamento con lo studio, Alessandra Viero ha riportato le osservazioni della biologa e entomologa Fabiola Giusti, consulente della famiglia Resinovich. Secondo la Giusti, diversi dettagli sarebbero incompatibili con una lunga permanenza all’aperto del corpo:

«Nei sacchetti non ci sono segni di morsi, e sul corpo di Liliana non sono state riscontrate lesioni compatibili con attività di insetti o animali», ha dichiarato la biologa.

La Giusti ha poi specificato che, durante la seconda autopsia, sono state trovate formiche appartenenti a una specie attiva anche a basse temperature, ma in numero molto limitato – solo una decina – concentrate sulla mano. Troppo poche, secondo lei, per giustificare 21 giorni di esposizione all’ambiente naturale.

Assenza di attacchi da fauna e sacchetti intatti: “Per noi è incompatibile”

Altro elemento di rilievo, secondo la consulente, è l’assenza di scavenging, ovvero attacchi da parte di animali selvatici come topi, gatti, cinghiali o uccelli, notoriamente presenti nel boschetto. Anche i sacchetti neri che avvolgevano il corpo sarebbero stati trovati intatti, asciutti e non coperti da vegetazione.

«In 21 giorni era lecito aspettarsi danni, morsi, spostamenti. Niente di tutto questo è stato riscontrato», ha sottolineato Giusti.

La biologa ha anche riferito che è stato eseguito un esperimento nella colonia felina vicina, con sacchetti simili, ma nessun animale li ha mai ignorati per tanto tempo.

Due fasi distinte? Omicidio e poi occultamento altrove

L’ipotesi dei consulenti della famiglia è che il corpo di Liliana sia stato nascosto altrove dopo l’omicidio e trasportato nel boschetto solo in un secondo momento, per farlo ritrovare. L’atto non sarebbe stato casuale:

«Secondo noi chi ha ucciso Liliana ha avuto un preciso interesse a far ritrovare il corpo», ha spiegato Giusti, lasciando intendere la possibilità di un depistaggio deliberato.

Una doppia fase, dunque: l’omicidio in un luogo sconosciuto, poi l’occultamento strategico nel boschetto di San Giovanni per condizionare o rallentare le indagini.

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