Garlasco, il caso non è chiuso: i dubbi sulle unghie di Chiara mettono in crisi la condanna di Stasi
Un caso che continua a dividere l’opinione pubblica. A distanza di 18 anni dall’omicidio di Chiara Poggi, la trasmissione Dentro la Notizia condotta da Gianluigi Nuzzi su Canale 5 è tornata ad affrontare il processo che ha portato alla condanna definitiva di Alberto Stasi, evidenziando i nodi ancora irrisolti e i nuovi interrogativi sollevati dalle tecniche scientifiche di oggi.
Al centro del confronto televisivo la contaminazione delle unghie di Chiara, analizzate nel 2007: “Magari allora non c’erano i protocolli che ci sono oggi – è stato sottolineato – ma non eravamo nemmeno nel 1900: eravamo nel 2007”.
le prove scientifiche e il loro peso
L’attenzione si è concentrata su un punto cruciale: la condanna di Alberto Stasi si fonda in larga parte sulle prove scientifiche e sulle analisi compiute in fase processuale. Se però vengono messe in discussione le modalità con cui queste analisi furono eseguite, si apre inevitabilmente una riflessione sull’attendibilità complessiva del materiale scientifico utilizzato in giudizio.
Gli esperti intervenuti hanno rimarcato che i risultati delle più recenti verifiche hanno confermato i dubbi iniziali: “Non si può pensare che una micro-quantità di DNA Y possa rappresentare la firma inequivocabile di un assassino”.
dna, interpretazione e limiti delle tecniche
Il dibattito ha messo in luce come le attuali metodiche siano oggi talmente sensibili da rilevare ogni minima traccia biologica, comprese quelle che possono derivare da contaminazioni ambientali o contatti indiretti. Per questo motivo, la vera discriminante resta l’interpretazione dei dati da parte dei periti.
Una riflessione che porta inevitabilmente a guardare con occhi diversi alle prove che, negli anni, hanno costituito l’asse portante del processo Stasi.
un giallo che non smette di far discutere
Il caso di Garlasco continua dunque a interrogare non solo i tribunali della memoria, ma anche la comunità scientifica. Dentro la Notizia ha dato voce a queste perplessità, riaccendendo il dibattito su una delle vicende giudiziarie più controverse degli ultimi decenni in Italia.