Pillole di storia, gli Slavi a Trieste
Pubblichiamo da Sergio Lorenzutti
arrivarono al seguito dei LONGOBARDI nel 6° sec. d.C.
Vennero mandati nel 8°-9° sec. dai vescovi di Aquileia/Patriarchi ( qui dovremmo aprire un doloroso capitolo sull’ origine del,patriarcato ) nella zona collinare di S, Daniele fino a Pordenone che erano plaghe disabitate. Siccome erano ottimi contadini vennero scelti per questa colonizzazione.
804 - il Placito del Risano: la contadinanza slava era molto numerosa e commerciava in città sempre con maggior frequenza. I Patrizi triestini scocciati da questa invasione seppur pacifica ma comunque sporca e puzzolente per la presenza di molte pecore e vacche, chiesero ad Ottone 2° figlio di Carlo Magno di venire a por fine a questa indecenza. Lui darà ragione ai triestini ma permetterà agli slavi di poter entrare in città 2 volte alla settimana per commerciare tra l’apertura e la chiusura delle porte cittadine.
Questo moto: Ei ciamo fora, cioè mandiamoli fuori, venne ripreso dal fascismo come atto di superiorità sugli slavi che dovevano venir mandati fuori da casa loro, perchè considerati razza inferiore..... e perchè l’ Austria per frenare le pretese italianofile dei triestini favoriva le etnie slave.
Lo slavo veniva chiamato volgarmente SCIAVO, che non è la contrazione di sciavo, andavo con gli sci come alcuni amici miei della bassa italia credevano. Ma è più simile a schiavo, quindi inferiore. Invece nasce dal veneziano modo di riverire le persone: schiavo suo...sciavo suo o addirittura: sciao suo in venezian tirado. Da qui il fascismo di frontiera dirà: porco de sciavo, una semplice applicazione di parte del veneziano antico cambiando completamente il significato: da riverenza a offesa ad un porco de...
1317 - primo canonico sloveno, Johannes.
Nel nostro Carso si ebbe ancora una seconda calata di popoli slavi dalla Slovacchia al seguito del loro signore Torre e Tasso, ramo slovacco. Si era tra la fine del ‘600 e gli inizi del 1700.
Un caso particolare vicino a noi:
1901 – esisteva già da tempo la Cassa Depositi e Prestiti Slovena = Trzaske Posojilnice Hranilnice
1896 – Ivan Rendic costruisce ilpalazzo a cipolle per il polesano Anton Jakic che era proprietario del periodico “Il Dirittodei Croati” periodico di politica e letteratura. Fallito il quale iniziò a stampare “Il Pensiero Slavo”.
Capomastro dei lavori era il locale Giovanni Martellanz ( in seguito il cognome venne resentado in Martellani ).
1904 – con il fallimento finanziario vende l’immobile a Nicolò de Volpi per 80.000 Fiorini.
Vladimir Bartol ( Trieste 1923 – Lubiana 1967 ) scrittore divenne seguace di Freud. Passò alle elementari slovene di Trieste per iscriversi nel 1913 al Ginnasio di lingua slovena in Piazza Lipsia – oggi Hortis – In quell’anno c’erano quasi 600 studenti così suddivisi per nazionalità:
- 212 tedeschi
- 201 sloveni
- 124 italiani
Ed altri croati, serbi, greci, ecc.
Poi con il ventennio non si sente più sicuro e migra a Lubiana dove pubblicherà alcune sue opere miste di psicanalismo. Vivrà a Belgrado per ritirarsi in pace a Kamnik. Nel 1946 ritornerà a Trieste
Fino al ’56 quando gli verrà tolto il permesso di soggiorno. Ritornerà a Lubiana dove vivrà fino alla sua morte nel 1967.
EVANGELISTI – VALDESI, METODISTI, ANGLICANI, ecc…
1752 – viene concesso ai protestanti di avere un luogo privato per le sepolture, un cimitero solo per loro.
1782 inizia l’ attività della comunità della Chiesa Evangelica Riformata di confessione elvetica
1784 vien loro concessa la chiesa di S. Silvestro, la vecchia casa delle martiri romane: Tecla e Romana che diventerà MONUMENTO NAZIONALE ITALIANO E DA PARECCHI ANNI è IN CARICO ALLA COMUNITA’ VALDESE..
Tra i suoi membri ricordiamo ESCHER, avv. WERNER, DelPesco, Cecilia de Rittmayer.....
A dispetto dei privilegi concessi alla città in regime di porto franco, la posizione dei protestanti di Svevia, che dal 1750 cercarono di serrare i ranghi organizzandosi, non rimase incontrastata, visto il predominio della confessione cattolica che era anche religione di Stato. Frequentemente i commercianti evangelici inviavano note di protesta alle autorità locali e alla Corte di Vienna, lamentando delimitazioni e discriminazioni. Inizialmente dovettero celebrare il proprio culto tra le mura domestiche, raccogliendosi dal 1753 a casa Renner. Essendo nel corso degli anni raddoppiato il numero delle famiglie protestanti, nel 1778 i mercanti Renner, Wagner e i due Dumreicher di Kempten, nonché David Büchelin, Sebastian Fels e Johannes Weber di Lindau, Johann David Lochmann23 di Lengenfeld (Vogtland) e Georg Heinrich Trapp di Spira, procedettero alla fondazione di una comunità luterana tedesca, che è considerata l’istituzione più antica degli immigrati di lingua tedesca di Trieste. Come data di fondazione della comunità è indicato il giorno di battesimo di un membro della famiglia Renner. Da quel momento in poi, la vita della comunità di Trieste poté uscire alla luce del sole. A Venezia, per contro, la comunità evangelica avrebbe potuto presentarsi pubblicamente solo dopo l’ingresso delle truppe napoleoniche, e soltanto da allora non perse più tale diritto, anche sotto la successiva amministrazione austriaca. Ma significativamente, a dirigere la comunità triestina furono, nei primi decenni.,
Nello stesso torno di tempo, dieci tra le più grandi compagnie di commercio appartenevano a titolari ebrei, e altre a tedeschi cattolici, greci e italiani. Ma sembra certo che nella seconda metà del Settecento il ruolo dei protestanti fosse notevole. I Fels, i Büchelin e i Weber provenivano dalla città imperiale di Lindau, che dominava la navigazione mercantile sul Lago di Costanza. I direttori dell’Imperial regia privilegiata compagnia di Trieste e Fiume, Renner, Weber, Johann Georg Trapp, J. A. Wagner e Johann Heinrich Frohn, furono al contempo titolari di grandi società commerciali con sede a Trieste. Sulle navi di Frohn – di cui conosciamo i nomi: «Elisabetta», «Aurora», «Capricciosa» e «Filadelfia» – venne esportata un’ampia gamma di prodotti. Frohn promosse l’apertura di nuove linee di navigazione con il Nordamerica ed era considerato uno dei più facoltosi commercianti all’ingrosso nella Trieste del secondo Settecento; dal 1783 fu anche rappresentante della locale Compagnia delle Indie orientali, fondata nel 1775 ma destinata a fallire già nel 1785-86. Il ramo di commercio più importante fu la spedizione.. Tra gli accreditati in borsa si trovarono inoltre Elisäus Rittmeyer, anche lui esponente dei mercanti di Lindau, il mercante G. H. Trapp, proveniente dal Principato elettore del Palatinato e attivo a Trieste sin dal 1775; e il mercante all’ingrosso Vinzenz Maurizio Edler von Mohrenfeld39, che nel 1780 venne nominato agente commerciale del Principato elettore di Palatinato e Baviera. Quello triestino divenne, così, uno degli uffici consolari più antichi della Baviera, che fino a quel momento aveva designato agenti commerciali con patente di nomina soltanto a Bordeaux (1762) e ad Amburgo (1769). Nel 1811 Johann Jakob Gaddum assunse la posizione di fiduciario consolare a Trieste per il Regno di Baviera, in un momento in cui lo scalo era occupato dai francesi. Gaddum fu, come del resto Frohn, adepto della comunità evangelica elvetica, la seconda comunità protestante di Trieste, che praticava non il tedesco ma la lingua italiana. Da una stima fiscale del 1808-09 del valore dei beni immobili e del capitale societario dei contribuenti triestini, risulta che il patrimonio dei più facoltosi mercanti tedeschi fosse Johann Heinrich (1739-1794)che era il figlio primogenito di una famiglia patrizia di Mannheim, attiva nel commercio di ferramenta e ben inserita nella corporazione dei mercanti. Nel 1772 contrasse matrimonio a Vienna;
La casa di commercio Bartholomä Rittmeyer u. Comp. fece parte dell’associazione mercantile di Lindau. La famiglia di Mannheim s’associava alla corporazione dei mercanti e fu attiva nel campo dei frantoi di olio e dei zuccherifici.
I germanofoni costituirono nella società triestina la componente linguistica più consistente dopo gli italiani e gli slavi. I censimenti effettuati nella città portuale negli anni 1765 e 1775 restituiscono una prima idea approssimativa riguardo alla provenienza geografica e alla stratificazione sociale degli immigrati di lingua tedesca. Considerando che nelle province mistilingue di Carinzia e Stiria il tedesco fu prevalente, a Trieste i cittadini di lingua tedesca venivano in particolare dalla Carinzia, seguiti nell’ordine da quelli dell’Austria superiore e inferiore, di Vienna e della Stiria. Pur in misura minore, persone di lingua tedesca sono accertabili anche tra i nativi di Boemia, Moravia, Ungheria e Tirolo.
Così, tra il 1808 e il 1812, la popolazione diminuì da 33.200 a poco più di 20.000 abitanti. Dal 1807 la marina britannica bloccò le coste dell’Adriatico, facendo dell’isola di Lissa il proprio caposaldo. La supremazia della flotta militare inglese ostacolava pesantemente la navigazione di altri Stati fino quasi a paralizzarne il commercio marittimo. Johann Christoph Ritter, nativo di Francoforte, riuscì a rompere il blocco continentale contrabbandando da Malta, che dal 1800 era un protettorato britannico, un carico di salnitro, importante per la produzione di polvere da sparo. Dopo la conclusione del suo apprendistato nel 1804, Ritter era stato assunto dall’impresa commerciale londinese Rougemont & Behrends compiendo numerosi viaggi d’affari, tra cui quelli a Lubecca, in Sicilia, a Malta, a Trieste, a Fiume e a Ofen (poi parte di Budapest). Nel 1807 fu attivo, per conto di un’altra casa inglese, sulle piazze commerciali siciliane e maltesi. In seguito si trattenne a Trieste, Fiume e Pest. Con il commercio di salnitro creò le basi del suo ingente patrimonio, che gli permise di fondare a Vienna, con il fratello maggiore Johann Karl, una Imperial regia casa di commercio all’ingrosso. Nel 1813 tornò a Trieste e aprì con la J. Ch. Ritter & Comp., un’altra impresa commerciale. Due anni dopo Ritter, detentore di pacchetti azionari di varie compagnie d’assicurazione, comprò un’importante raffineria triestina di zucchero coloniale, che nel 1819 trasferì la propria sede nell’area doganale di Gorizia; dal Goriziano lo zucchero bianco penetrava perfino nei mercati più remoti della monarchia. Nel bel mezzo di quei tempi agitati, nel 1808, a Trieste la fondazione della casa commerciale per spezie, farmaci e caffè di David Joseph Buchler fu coronata da un successo dirompente. Buchler & Co. estese il raggio dei propri affari fino alla Russia, concentrandosi sempre di più sull’importazione del caffè. Egli era originario di una dinastia di commercianti in vino di Gerlachsheim, che disponevano di importanti filiali ad Augusta, Francoforte, Colonia e Amsterdam. Era sposato con Euphrosyne, sorella di Joseph Anton von Maffei, futuro grande industriale di Monaco dedito alla costruzione di locomotive
Nel 1809 Trieste fu associata alle Provinces Illyriennes, ossia ai territorio slavo.
Nel 1817 la famiglia Buchler si fece naturalizzare a Trieste
Nel 1832 i Ritter venne nominato primo presidente delle Ass. Generali
La casa di commercio Bartholomä Rittmeyer u. Comp. fece parte dell’associazione mercantile di Lindau
Rif.:
( T. Elze, Geschichte der protestantischen Bewegungen, cit., pp. 91, 98. -- P. Covre, Mercanti luterani, cit., p. 24. H. Patzelt, Evangelisches Leben, cit., p. 19. -- A. O. Stolze, Lindau, cit., pp. 188, 197. Beschreibung der Handlung und des Industriefleißes der K.K. Seestädte und Freihäfen Triest und Fiume, Schummann, Leipzig, Orlandini, Triest 1804, p. 19 ).
Specialmente in Brasile il caffè divenne il prodotto nazionale d’esportazione numero uno, seguito dal caucciù e dallo zucchero grezzo da canna. In tutta Europa si diffusero caffetterie come centri della socializzazione borghese, talora fungendo anche da circoli politici o letterari. Già nel Settecento «la bevanda dei turchi» era divenuta di moda nei salotti borghesi dell’America settentrionale e del nostro continente. A Venezia già dal 1647 erano nate le prime botteghe del caffè, mentre a Trieste in particolare i greci e gli esponenti della comunità elvetica del Cantone dei Grigioni avevano aperto di questi locali. Se tutto questo fu di notevole stimolo per l’economia portuale triestina, a Venezia Franz Thaddäus von Reyer era il primo operatore in questo campo.
La Reyer & Schlick si accingeva a diventare anche una delle imprese triestine più quotate nell’ambito dell’importazione di zucchero e caffè nonché di cotone, rum, legno e spezie. Reyer divenne presidente dell’Azienda assicuratrice fondata nel 1822, ben presto assurta a una delle maggiori compagnie d’assicurazione d’Europa, con numerose filiali all’estero.
Vediamo ora di passare in rassegna alcune delle più importanti attività economiche frutto dell’intraprendenza di queste genti nordiche.
ASSICURAZIONI
Già nel 1766 la casa commerciale triestina Brentano Cimaroli & Venino aveva partecipato alla costituzione della prima società assicuratrice negli Stati asburgici; Brentano, la cui impresa commerciale due anni dopo andò in fallimento per l’esito negativo delle proprie speculazioni, fu di gran lunga il più importante tra i 52 azionisti fondatori della Compagnia d’assicurazioni, alla quale prese parte anche Renner. Questa esistette fino al 1811. I fondatori delle assicurazioni triestine provenivano dagli ambienti dei mercanti, fabbricanti, banchieri e avvocati, e furono dotati di notevoli mezzi. Nel 1826, ben 17 società lavoravano nel ramo dell’assicurazione marittima. Anche la crescente comunità tedesca della città adriatica fu attiva in questo settore. Nel 1830 fu istituito il Banco alemanno d’assicurazioni marittime, con un capitale sociale di 150.000 fiorini. Ma la banca d’assicurazione, diretta da Carlo D’Ottavio Fontana e altri due direttori, ebbe vita breve chiudendo i battenti già nel 1846.
ASSICURAZIONI GENERALI
Nel 1832 iL Ritter venne nominato primo presidente delle Ass. Generali
Nel 1832 e nel 1835 entrò a farne parte l’industriale di Augusta barone August von Eichthal, in qualità di socio della casa commerciale triestina Hößlin & Springer76. Il nipote del banchiere di corte di Monaco, Aron Elias Seligmann, rappresentava in quanto console gli interessi commerciali del Belgio, come del resto altri membri del consiglio di amministrazione, come Johann Wilhelm Sartorio, che era console della Sassonia, e Anton Tichy, rappresentante degli interessi della Prussia e del Brasile.
Un altro membro ancora del primo consiglio d’amministrazione delle Generali fu il sassone Gustav Adolf Uhlich. Arrivato a Trieste nel 1826, gestiva con i fratelli Eduard e Gotthard – titolari di ditte con sedi a Dresda e Smirne tra di esse collegate.
RAS – Riunione Adriatica di Sicurtà
Giuseppe La Brosse, considerato un agente segreto di Napoleone, che importava frutta e lavorava fili e panni di lana nel 1835 divenne titolare unico della C. & L. Schwachhofer. Insieme a Giannichesi, Daninos e i proprietari di alcuni dei maggiori empori mercantili triestini, Schwachhofer e Lutteroth, furono gli azionisti più importanti dell’assicurazione. Lo strepitoso successo del nuovo istituto – la RAS - rese superfluo quella che sulla carta era stata la casa madre, il Banco adriatico, sciolto nel 1862.