Lloyd Austriaco poi Lloyd Austroungarico e infine Lloyd Triestino

Pubblichiamo dal lettore Sergio Lorenzutti

Come attività complementari del commercio e della navigazione, nacquero nuove imprese industriali. Già nella prima metà dell’Ottocento erano sorti cantieri navali su iniziativa privata e del Lloyd. Una parte non secondaria nella nascita della cantieristica di Trieste ebbe un capitano di mare ed ingegnere di Brema, Georg Simon Strudthoff. Dopo un impiego presso la Ibbotson Brothers & Co. di Sheffield, era giunto come comandante di una nave danese nella città adriatica. Dal 1822 l’ingegnere, dopo essersi sposato a Trieste, entrò come socio nell’officina di apparecchi nautici di precisione del cognato, l’ottico Giacomo Manzioli, rafforzando notevolmente lo sviluppo dell’impresa. Nel 1835 la produzione venne traslocata dal centro storico a Sant’Andrea, per essere notevolmente ampliata e diversificata. Strudthoff allestì le fonderie e officine meccaniche, le cui produzioni superarono ben presto la fabbricazione di apparecchiature nautiche e ottiche. Verso la fine degli anni Trenta, essendo la prima industria navalmeccanica di Trieste, lo stabilimento godeva in tutta la regione di una reputazione senza eguali. Ormai divenuto un «capitano d’industria», nel 1840 Strudthoff acquisì la cittadinanza triestina. I figli, che dopo la sua morte nel 1847 gestivano le Officine Strudthoff, ebbero ulteriori fortune grazie soprattutto alle commesse della marina militare austriaca. A Muggia, Wilhelm eresse un’altra fonderia e, dopo l’acquisto di un ulteriore terreno nella vicina località di San Rocco destinato alla costruzione di un secondo cantiere navale, dal 1854 si avviarono i primi due impianti per la fabbricazione di eliche di propulsione. Alle ricche sovvenzioni governative di cui il Lloyd Austriaco godeva sin dall’entrata in carica di von Bruck come ministro delle Finanze, furono legate condizioni come il mantenimento di determinati servizi di linea verso l’Oriente e l’avvio di nuove linee e servizi postali. Così, comprare per la propria flotta delle navi costruite all’estero fu da allora in poi autorizzato solo in casi eccezionali. Per lavori di manutenzione periodica, le riparazioni e il varo di nuove navi, il Lloyd eresse nel 1853-60 l’Arsenale di Sant’Andrea. Alla creazione e al finanziamento del cantiere di San Rocco, e alla sua trasformazione, nel 1857, in società per azioni Stabilimento tecnico triestino (STT), parteciparono oltre ai fratelli Strudthoff, la Reyer & Schlick, il commerciante e armatore Edmund Bauer nonché il barone Pasquale Revoltella, banchiere e promotore del Lloyd Austriaco e della Ass. Generali..

( ref.F. Babudieri, Squeri e cantieri a Trieste e nella regione Giulia dal Settecento agli inizi del Novecento ).

Con l’acquisto, nel 1897, del grande cantiere navale di Giuseppe Tonello, che era stato avviato nel 1852, lo STT divenne un vero e proprio colosso della meccanica navale e di gran lunga il più importante cantiere della Duplice monarchia, capace di varare anche gli incrociatori più possenti che la marina militare decise di commissionargli. All’industrializzazione del Litorale austriaco, anche la dinastia dei Ritter di Francoforte, finanzieri e agroindustriali, diede un contributo cospicuo. Hektor Ritter portò avanti con i fratelli la gestione dell’impresa paterna J. Ch. Ritter & Comp. a Strazig (Podgora), vicino a Gorizia, dove era anche latifondista. Colà Ritter creò un impianto per la filatura e tessitura del cotone, una filanda per un filato grosso di seta (il «fioretto»), un mulino e una cartiera. L’Isonzo gli fornì la forza motrice. Fu inoltre il mentore della Camera di commercio e artigianato di Gorizia aperta nel 1850, che come socio fondatore e presidente fino al 1878 sostenne con mezzi propri. Il Setificio Wilhelm Ritter & Co. di Strazig avviò la produzione nel 1853. Eugen Ritter, figlio di Hektor, dopo gli studi a Graz e una formazione professionale nel commercio subentrò nel 1869 al padre nella gestione delle fabbriche, che intanto comprendevano anche impianti per la produzione di cellulosa di solfito e di tessuti di paglia, nonché una fabbrica per pasta di legno in Carinzia. Dal 1885 al 1903, Eugen detenne la presidenza della Camera di commercio di Trieste come aveva fatto il padre. Heinrich che era nipote di Hektor nato nel 1869, il quale creò una fabbrica di ghiaccio artificiale a Trieste e partecipò in modo cospicuo alla costruzione di uno iutificio e di un’industria tessile, mentre a Pinguente avviò delle cave di marmo.

 

Nel 1851 von Bruck aveva riformato con commercianti residentila Borsa Valori di Trieste.

Il barone Eugenio Ritter (1844-1919) fu deputato alla dieta regionale dal 1883 al 1897. I commessi delle società commerciali triestine, un tempo esonerati, ormai dovettero prestare anche il servizio militare austriaco. Tedesco era pure il proprietario del quotidiano «Triester Zeitung», nella cui tipografia trovò impiego anche Ludwig Hermanstorfer. Il tipografo era arrivato dalla Baviera sposando un’italiana. Dieci anni più tardi Hermanstorfer possedeva una stamperia e partecipò con successo alle speculazioni immobiliari.

Dopo l’abolizione della franchigia doganale nel 1891, l’ampliamento degli impianti portuali e l’allestimento di una zona di porto franco, la città adempiva sempre di più a una funzione di snodo nelle reti delle infrastrutture dell’intero Stato. Al tradizionale commercio internazionale con i generi coloniali si aggiunsero l’importazione di materie prime e l’esportazione di legnami e zucchero, voci di sbarco e d’imbarco, queste, sempre più fondamentali, mentre varie agevolazioni fiscali, disposte dalla Duplice monarchia, favorirono l’insediamento di nuove industrie. Anche per i settori tradizionali le condizioni mutarono: la navigazione a vapore aveva cambiato la struttura dei costi nel commercio coloniale.

La prima torrefazione meccanizzata venne introdotta in Austria/Trieste nel 1892 da Hermann Hausbrandt, discendente di una famiglia con origini amburghesi. Godette di una defiscalizzazione decennale prevista  per i nuovi insediamenti industriali a Trieste. Suo padre aveva accompagnato a Trieste i piroscafi del cantiere Vulkan di Danzica per conto del Lloyd austriaco, dal quale era stato assunto nel 1863 come capo macchinista. Hermann, nato a Danzica nel 1863, iniziò la carriera a Trieste come magazziniere e poi impiegato di varie ditte. Dopo esperienze lavorative ad Amburgo, Vienna e in Tirolo, cominciò un’attività in proprio nel commercio dei vetri, operando poi per alcuni anni nell’import-export. Il successo maggiore venne con l’innovazione di mercato rappresentata dalla torrefazione, in quanto i chicchi di caffè tostati si rivelarono un articolo molto richiesto. Rispetto al porto di Venezia, quello di Trieste fu di più agevole accesso per le navi di grande stazza. Verso il 1908 occupava l’ottavo posto tra gli scali marittimi europei.

Rif.:

(H. Patzelt, Evangelisches Leben, cit., pp. 42; A. Millo, La formazione delle élites dirigenti, in Storia economica e sociale di Trieste, vol. 1, cit., pp. 381-410; idem, Trieste 1719-1954, in Alpen-Adria-Städte im nationalen Differenzierungsprozess, a c. di A. Moritsch, Verl. Hermagoras Klagenfurt - Ljubljana - Wien 1997, pp. 111- 135, qui pp. 124 ss. 128 ).

 

Carl Friedrich Hermann morì di febbre gialla nel 1892 a Santos (Brasile). La tostatura di caffè Hausbrandt fu tra le prime industrie a introdurre ferie pagate e una gratifica natalizia. Il figlio di Hermann, Robert, e il suo nipote anch’egli Robert, avrebbero rivestito i ruoli di console e di console onorario della Repubblica Federale Tedesca a Trieste dove 182 fabbriche davano lavoro a quasi 19.000 operai. Accanto all’industria metallurgica e navalmeccanica, anche le industrie tessili e alimentari lavoravano materie prime importate via mare. Alla vigilia della Prima guerra mondiale, Trieste rappresentava così, insieme all’Austria inferiore e alla Boemia, il centro economico più dinamico della monarchia austro-ungarica.

Nella Trieste tardo asburgica, la «Voce della I. r. amministrazione provinciale e della comunità tedesca a Trieste» uscì fino al novembre 1918.

Rif.:

( E. Winkler, Wahlrechtsreformen und Wahlen in Triest 1905-1909. Eine Analyse der politischen Partizipation in einer multinationalen Stadtregion der Habsburgermonarchie, Oldenbourg, München 2000, p. 79; P. Dorsi, Stranieri in patria.) La parabola del gruppo minoritario tedesco nella Trieste austriaca, in «Clio. Rivista trimestrale di studi storici» 37 (2001), G. Carrari, Protestantesimo, cit., pp. 108, 140. Cosmopoliti sull’Adriatico. Mercanti ed industriali tedeschi a Venezia e Trieste).

 

FAMIGLIE importanti

 

Nel 1823 il parroco evangelico di Trieste, Heinrich Medicus, sposò Julie, figlia della famiglia mercantile Wagner di Norimberga che risiedeva in laguna da duecento anni. A Trieste, nel 1828, von Bruck ( 1798 - 1860 ) sposò Maximiliane Rieder Marie, figlia del ricco armatore triestino Johann Buschek, Fondò il CREDITANSTALT a Vienna, riformò la Borsa valori di Trieste, fu ambasciatore presso a Sublime Porta a Costantinopoli e preparò il terreno per la fondazione del Lloyd Austriaco a Trieste, ecc. ecc.

Nel 1836 Brentano contrasse matrimonio con Anne Charlotte, figlia del console generale britannico per il Lombardo-Veneto, maggiore Sir Thomas Steven Sorell.

Nel 1839 festeggiarono il matrimonio, sempre a Trieste, Amalie, figlia unica del facoltoso mercante Elisaeus Rittmeyer di Lindau, e Julius Hektor Ritter von Záhony.

Lutteroth, invece, nel 1840 sposò Emma de Petrettini, figlia di Giovanni de Petrettini, rettore e docente di letteratura classica dell’Università di Padova.

In genere, nel microcosmo triestino fu relativamente facile combinare matrimoni anche tra discendenti di famiglie mercantili protestanti di origine tedesca e di altre famiglie dell’élite mercantile, finanziaria e industriale. Le famiglie di maggior successo formarono così un gruppo sociale al contempo locale e cosmopolita, tenuto insieme da numerose relazioni d’affari e matrimoniali, talora anche trasversali ai singoli gruppi di minoranza. Negli anni Quaranta dell’Ottocento, circa la metà di tutti gli stranieri naturalizzati a Trieste era originaria degli Stati tedeschi. Ma fu una migrazione d’èlite, e tale sarebbe rimasta.

 

Nei censimenti di popolazione effettuati nel 1869 e nel 1910, con appena 790 e 961 residenti rispettivamente, la quota degli abitanti tedeschi rimase inferiore all’uno per cento (0,64 % e 0,42 %). Fino a metà Ottocento non esistevano circoli esclusivamente tedeschi. Il Casinò tedesco, ad esempio, fu un luogo di ritrovo delle élite borghesi cittadine di tutte le nazionalità. Mentre lo Hamburger Ruderclub, la prima associazione di voga di Trieste, fu fondato nel 1844 da cinque mercanti di Amburgo insieme ad altri soci di varia nazionalità. I tedeschi, come i germanofoni benestanti in generale, fecero parte dei vari circoli culturali dell’élite cittadina, in prevalenza di lingua italiana. Solo dopo la rivoluzione del 1848 si avvertiva una crescente separazione culturale tra chi si sentiva appartenere alla nazione italiana e chi a quella tedesca. Fu solamente da quel momento che nacquero associazioni e club di chiara impronta tedesca. A dire il vero, molte di tali iniziative venivano promosse o sollecitate dall’estero e non seppero conquistarsi nella vita culturale di una città europea come Trieste un posto di grande rilievo. Winkler menziona la fondazione, nel 1850, dell’associazione di ginnastica e canto Triester Turn und Deutscher Gesangsverein (da cui nel 1853 nacque il coro maschile Deutscher Männergesangsverein.

Nel 1851 si sa di un circolo culturale molto esclusivo di probabile conio massonico, dal nome Freundschaftsbund. dell’associazione culturale e musicale Schillerverein, scaturita nel 1859 dalla Società musicale che a sua volta era stata fondata nel 1852, e la cui direzione era nel 1857 passata in mano tedesca. Non ostante la sparuta presenza tedesca in città essa scaturì una gran quantità di associazioni sportive, ginniche, di canottaggio, musicali, alpinistiche, corali, ecc. Spesso aperte anche ad altri gruppi etnici. Tra i promotori più attivi troviamo gli Hausbrandt. Si ebbero pure associazioni dei ferrovieri della Sud Bahnhof e una di mutuo soccorso.

Nel 1872 gli elvetici/evangelisti avevano aperto una scuola tedesca ma con libero accesso a tutte le religioni.

Rif.:

S. De Lugnani, La cultura tedesca a Trieste dalla fine del 1700 al tramonto dell’Impero asburgico, Italo Svevo, Trieste 1986, p. 52. Winkler, Wahlrechtsreformen, cit., p. 79; H. Patzelt, Evangelisches Leben, cit., pp. 38 ss. Cosmopoliti sull’Adriatico.

 Sergio Lorenzutti - foto quitrieste