Rifondazione contro Dipiazza e Giacomelli: "Basta sgomberi e battute, servono accoglienza e rispetto"
Dopo l’intossicazione di otto profughi afghani nell’area del Porto Vecchio di Trieste, il Partito della Rifondazione Comunista ha diffuso un duro comunicato, criticando le recenti dichiarazioni del sindaco Roberto Dipiazza e del segretario comunale di Fratelli d’Italia, Giacomelli.
I migranti, secondo quanto riportato, hanno inalato monossido di carbonio mentre dormivano attorno a un falò acceso per scaldarsi. Fortunatamente, nessuno di loro è in pericolo di vita, ma la vicenda ha riacceso il dibattito sull’accoglienza in città.
Rifondazione Comunista ha espresso "indignazione" per le parole del primo cittadino, accusato di "minacciare l'ennesimo sgombero" invece di proporre soluzioni umanitarie. "Dipiazza non sa fare altro che questo – si legge nella nota – nella più totale incapacità politica, amministrativa e umana."
Nel mirino del partito anche Giacomelli, reo di aver commentato la situazione con un tono giudicato inappropriato. Il segretario di Fratelli d’Italia aveva infatti dichiarato: "Se il vescovo parla alle anime, noi ci rivolgiamo ai cittadini." Una frase che Rifondazione ha bollato come "una battutina di pessimo gusto", sottolineando come il partito guidato da Giacomelli e la giunta comunale si rivolgano solo a una parte della popolazione.
"Per miseri calcoli elettoralistici, Dipiazza e Giacomelli continuano a negare accoglienza a persone sofferenti", prosegue il comunicato. Secondo Rifondazione, la città non si rispecchia in queste posizioni: "Trieste non è rappresentata da questi figuri. È ora di mandarli via, con il voto e con una forte reazione democratica."
Il partito ha ribadito il proprio impegno a fianco dei lavoratori e delle persone migranti, sostenendo le associazioni – sia laiche che religiose – impegnate nell’accoglienza. "È la stessa lotta: quella contro lo sfruttamento e l’emarginazione", conclude la nota.
La polemica sull’accoglienza e le politiche sociali in città è destinata a proseguire, in un clima che si fa sempre più acceso.