Migranti in transito a Trieste, apre centro in via Udine: Piero Camber lancia l’allarme legale
Lunedì prossimo aprirà le porte in via Udine a Trieste una nuova struttura destinata a fornire assistenza ai migranti in transito. Il progetto, realizzato anche grazie a un contributo della Fondazione CRT Trieste, ha come scopo quello di offrire un supporto a chi attraversa la città senza l’intenzione di stabilirsi in Italia o farsi identificare.
L’iniziativa, tuttavia, ha sollevato interrogativi e perplessità, in particolare da parte di Piero Camber, già consigliere regionale.
Camber: “Aiutare sì, ma nella legalità”
«Uno degli obiettivi dichiarati della struttura è quello di dare una soluzione per i migranti in transito a Trieste, che non vogliono restare in Italia e quindi non vogliono farsi identificare – ha sottolineato Camber –. Ma questo solleva un quesito importante: esiste il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per chiunque promuova, organizzi, finanzi o effettui il trasporto di stranieri nel territorio dello Stato o compia altri atti diretti a procurarne illegalmente l’ingresso».
Camber ha espresso preoccupazione sul confine tra assistenza umanitaria e potenziale violazione delle norme sull’immigrazione: «Aiutare sì, ma nella legalità. È fondamentale non oltrepassare i limiti imposti dalle leggi italiane e garantire che ogni azione di supporto venga svolta nel rispetto delle norme vigenti.»
Un tema che divide la città
La questione dell’assistenza ai migranti in transito è da tempo al centro del dibattito pubblico a Trieste, città di frontiera spesso coinvolta nei flussi migratori lungo la rotta balcanica. L’apertura della nuova struttura in via Udine mira a offrire riparo e servizi essenziali, ma la presenza di migranti che rifiutano l’identificazione porrebbe - stando a Camber - interrogativi sulla gestione del fenomeno.
Il nodo dell’identificazione
Le autorità competenti e gli enti coinvolti nel progetto ribadiscono l’importanza di offrire aiuto a chi è in difficoltà senza incoraggiare pratiche irregolari. Tuttavia, la preoccupazione sollevata da Camber riguarda il rischio che la struttura possa essere percepita come un incoraggiamento al transito irregolare, specie per coloro che rifiutano l’identificazione, requisito fondamentale previsto dalle norme italiane e comunitarie.