Lippolis e Paciucci, scintille in diretta: “Idee non si criminalizzano” - “Fascismo condannato da storia” (VIDEO)

Lippolis e Paciucci, scintille in diretta: “Idee non si criminalizzano” - “Fascismo condannato da storia” (VIDEO)

All'avvicinarsi di un mese carica di significato, con il 25 aprile e il 1 maggio alle porte, su Trieste Cafe è andato in onda un confronto che ha acceso il dibattito su alcune delle ricorrenze più divisive per la città. A confrontarsi in diretta, moderati da Luca Marsi, sono stati Antonio Lippolis (Fratelli d’Italia) e Gianluca Paciucci (Rifondazione Comunista). In discussione: 25 aprile, Giorno della Memoria, Giorno del Ricordo e il valore della memoria collettiva in una città dalla storia complessa come Trieste.

Lippolis: “Le commemorazioni non devono essere ideologiche”

Antonio Lippolis ha sottolineato che le polemiche su queste date ricorrono ogni anno e che spesso si riducono a scontri inutili. Ha invitato a superare la lettura ideologica delle intitolazioni e delle commemorazioni, portando l’esempio di Marconi e Margherita Hack, figure legate a schieramenti diversi ma universalmente riconosciute per i loro meriti scientifici e culturali. “Non si intitola una via per una fede politica, ma per ciò che una persona ha realizzato nella vita”, ha detto. Per Lippolis, ognuno dovrebbe essere libero di commemorare ciò che sente proprio, senza doversi giustificare o sentirsi attaccato.

Paciucci: “Il 25 aprile è fondamento della Repubblica”

Gianluca Paciucci ha ribattuto con forza, definendo il 25 aprile una data non negoziabile. “È la festa della democrazia repubblicana nata dalla Resistenza. Senza il 25 aprile, oggi non potremmo nemmeno avere questo confronto”, ha affermato. Ha poi criticato quella che ha definito una “proliferazione” di date commemorative, sottolineando come la memoria debba essere guidata dalla storia, non dalle sensibilità individuali. “Non tutte le ricorrenze hanno lo stesso valore. Alcune rappresentano conquiste universali, altre servono solo ad alimentare divisioni”.

Statue, targhe e nomi: la storia nei luoghi della città

Il confronto si è poi spostato sulla gestione della memoria nello spazio pubblico: monumenti, intitolazioni, cittadinanze onorarie. Lippolis ha difeso la statua di D’Annunzio in piazza della Borsa e la figura di Almerigo Grilz, giornalista triestino ricordato anche con un premio nazionale. Paciucci ha invece criticato l’ideologizzazione di alcune scelte, sottolineando come Grilz avesse un passato politico legato all’estrema destra e accusandolo di aver sostenuto gruppi armati in scenari internazionali controversi. Un punto, questo, che ha riacceso la tensione tra i due ospiti.

Idee e crimini: il nodo della responsabilità storica

Lippolis ha rilanciato sulla necessità di distinguere le idee dai crimini storici: “Non possiamo criminalizzare milioni di persone solo per la loro adesione a un’ideologia. Così come chi si è avvicinato al comunismo lo ha fatto in buona fede, anche chi ha creduto nel fascismo lo ha fatto pensando a un ideale, non per approvare leggi razziali o guerre”. Paciucci ha replicato ricordando che la Costituzione italiana vieta espressamente la ricostituzione del partito fascista, e che la storia ha già condannato quel regime.

Memoria selettiva o verità condivisa?

Il dibattito si è concluso con un’ultima riflessione sul concetto stesso di memoria: per Paciucci, serve una narrazione storica rigorosa, basata su fonti accertate e non su sensibilità personali. Lippolis ha ribadito l’importanza del rispetto reciproco tra chi commemora il 25 aprile e chi il 10 febbraio. Entrambi, pur rimanendo distanti nelle posizioni, hanno riconosciuto che la storia di Trieste, così complessa e stratificata, richiede equilibrio e rispetto. Ma è chiaro che sulla memoria condivisa, la strada è ancora lunga.

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