Don Carmine: “A Trieste manca un'estate vera per i giovani, burocrazia spegne voglia di fare” (VIDEO)
Il vocalist triestino Don Carmine, ospite della diretta serale di Trieste Cafe condotta da Luca Marsi, lancia un appello chiaro: Trieste ha voglia di vivere, ma per farlo serve coraggio e visione.
Durante la puntata dedicata a musica ed eventi in città, Don Carmine ha ripercorso l’evoluzione della movida triestina, sottolineando come, nonostante il lento risveglio post-Covid, la scena locale fatichi ancora a offrire un’estate davvero coinvolgente per i giovani.
“Una volta si ballava all’aperto, sul mare. Oggi, d’estate, siamo fermi. Non ci sono spazi adeguati. È paradossale che una città come Trieste, affacciata sull’Adriatico e diventata turistica, debba vedere i suoi giovani spostarsi fuori regione per divertirsi”, ha spiegato.
Non solo nostalgia, ma anche una proposta concreta: investire su Porto Vecchio e creare strutture permanenti che possano ospitare eventi musicali senza disturbare i residenti. Carmine ha citato anche l’esperienza passata dell’Ausonia, un tempo cuore pulsante dell’estate triestina, oggi assente.
“Abbiamo bisogno di una realtà estiva. I giovani vogliono vivere, e oggi si stanno finalmente muovendo. Ma manca l’offerta. I locali ci provano, ma servono spazi, supporto e meno ostacoli burocratici”, ha aggiunto.
Don Carmine ha poi affrontato un tema delicato: l’educazione alla notte. “Chi ha compiuto 16 anni durante il Covid non sa cos’è la discoteca. Non ha avuto tempo di imparare le regole, di capire il rispetto degli spazi e dei codici. Il risultato? Comportamenti sbagliati, confusione e mancanza di stile”.
Per il vocalist, la selezione all’ingresso e l’educazione al contesto sono fondamentali. “Una volta si andava in camicia, oggi in tuta. Si è perso il senso del sabato sera. Bisogna tornare a rispettare l’occasione, a capire che la discoteca non è solo uno sfogo, ma un momento di aggregazione sociale e culturale”.
Infine, un appello alle istituzioni: “Serve meno burocrazia e più dialogo con chi lavora davvero nella notte. Non possiamo investire, affittare spazi, aprire pratiche SIAE e poi vederci negare il permesso per un evento. Così si uccide la cultura del divertimento sano”.
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