Fenomeno baby-gang, Sap: “Regole e pene certe per tutti, maggiorenni e minorenni”

 Fenomeno baby-gang, Sap: “Regole e pene certe per tutti, maggiorenni e minorenni”

"In questi giorni è molto acceso il dibattito sulle cosiddette baby-gang e sui reati, in alcuni casi gravissimi, commessi da minorenni, in alcuni casi addirittura sotto i 14 anni.

La discussione verte soprattutto sull’opportunità o meno di associare a queste condotte riprovevoli, pene più severe e trattamenti al pari di persone adulte, nel pieno delle facoltà mentali e decisionali.

È evidente il degrado culturale in una società come la nostra dove manca il rispetto verso il prossimo, verso lo Stato ed i suoi rappresentanti.

Una deriva sociale frutto di anni di politiche incentrate sul “buonismo” e “perdonismo” a tutti i costi e sul “garantismo” rivolto molto più spesso ai criminali e meno verso la brava gente e i tutori dell’ordine.

I fatti di questi tempi sanciscono questo modello come un vero e proprio fallimento!

Un comportamento sbagliato quello di giustificare sempre gli atteggiamenti criminali senza mai tutelare veramente le vittime.

Il fatto che il criminale non paghi il conto con la giustizia e con la società sembra essere l’unica certezza.

Questo lo si nota già dall’età dell’infanzia, per proseguire in ambito scolastico e poi in quello lavorativo.

Manca il concetto che un determinato comportamento produce una determinata conseguenza, alla pari di quando si acquista un prodotto e si paga il prezzo indicato.

È difficile muoversi in un mondo, dove un insegnante di fatto è intimorito e non può “bocciare” un alunno, dove un minorenne quando viene controllato dalla Polizia con tono ilare dice “tanto non puoi farmi niente ora faccio chiamare l’avvocato.

Troppo spesso poi assistiamo alla scena di un operatore delle Forze dell’Ordine che desiste dell’utilizzo della forza per neutralizzare qualcuno, semplicemente per paura di essere indagato e poi iniziare un calvario giudiziario e mediatico che dura anni e che dovrà affrontare da solo, anche economicamente.

Le politiche sbagliate degli anni passati hanno generato tutto questo: hanno fornito scusanti e vie d’uscita a tutti criminali siano essi maggiorenni o minorenni.

Non si è perso tempo invece a scrivere una legge sul reato di tortura che obiettivamente non serviva (visto l’esistenza di un ricco Codice penale), ad introdurre il reato di tortura psicologica, utile solo a generare false accuse nei confronti delle forze dell’ordine supportate, ovviamente, da nessuna prova oggettiva.

La riforma Cartabia ha poi di fatto “diminuito” i reati, rendendo molti di questi procedibili solo dietro denuncia della vittima e non più d’ufficio.

Il risultato è che oggi ci troviamo in una società regolata da una moltitudine di leggi che vengono disattese da tutti, “grandi e piccini”, italiani e stranieri, perché intanto nessuno paga niente.

E il tremendo messaggio che queste scellerate politiche hanno prodotto è quello che vediamo quotidianamente nelle nostre strade, nelle nostre città, nelle nostre scuole.

Oggi la gente chiede più sicurezza, ha paura anche in una città come Trieste dove in pieno giorno ci sono risse e accoltellamenti, quasi sempre ad opera di stranieri, dove lo spaccio, il consumo di droghe e le violenze sessuali sono molto diffuse anche fra i minorenni.

Reati che si risolvono quasi sempre con l’individuazione degli autori, spesso già conosciuti alle forze dell’ordine.

Risultati che però quasi mai aprono le porte del carcere per far respirare la “vita penitenziaria” a questi soggetti nemmeno per un giorno, nemmeno se arrestati in flagranza.

Cambiare questa “cultura” è oggi cosa assai difficile, perché diciamocelo chiaramente: abbiamo lasciato passare troppo tempo senza fare nulla e qualsiasi intervento, assolutamente necessario, potrebbe apparire esagerato, troppo duro, perfino autoritario.

Oggi siamo arrivati al punto che bisogna frenare questa deviazione della società in maniera decisa e allo stesso tempo costruire anche quella prevenzione che riporti i comportamenti di tutti alla normalità e al buon vivere comune.

Una cosa è certa: servono regole chiare ma anche pene certe, altrimenti la deriva continuerà segnando l’involuzione e l’imbarbarimento della nostra società che sembra essere già iniziata".

A riferirlo Lorenzo Tamaro - Segretario Provinciale SAP