Immigrazione, Ics: 'Offensivo parlare di soldi buttati per l'accoglienza'
"A seguito delle polemiche dei giorni scorsi sulla presenza dei richiedenti asilo lungo le rive cittadine, come persone che lavorano nell'accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati a Trieste vogliamo fare alcune precisazioni'.
Lo rilevano in una nota Ics Ufficio Rifugiati Onlus, Caritas Trieste, La Collina Cooperativa Sociale, Lybra Cooperativa Sociale Onlus, Cooperativa Duemilauno, Agenzia Sociale - CIDR Udine
'Esiste a Trieste - continua la nota - un sistema strutturato di accoglienza in grado di attivarsi tempestivamente e in maniera organizzata in circostanze di emergenza come tra il 23 e il 25 agosto, quando gli arrivi si sono intensificati. In questa occasione abbiamo individuato, in poco più di 24 ore, 50 posti letto oltre a quelli ordinariamente previsti per l'accoglienza dei richiedenti asilo. Esiste a Trieste un sistema locale, frutto di un lavoro quotidiano serio, organizzato e trasparente, le cui procedure e modalità di controllo sono state messe a punto progressivamente fin dal 2011, grazie a un impegno congiunto con la Prefettura – Ufficio Territoriale del Governo di Trieste e, fino al 2016, anche con il Comune di Trieste, che aveva sino ad allora piena titolarità di azione come soggetto attuatore degli interventi di accoglienza e protezione di tutti i richiedenti asilo presenti sul territorio'.
'A far funzionare - sottolineano - questo complesso sistema sono moltissimi lavoratori, preparati e presenti che, adempiendo al proprio mandato, cercano di rispondere velocemente e nel migliore dei modi proprio per far sì che, se ci sono persone che dormono per strada, ciò si verifichi almeno per un tempo brevissimo. Il sistema funziona ma devono combaciare tempi di arrivo, sistemazioni di “emergenza”, trasferimenti ad altra destinazione o inserimenti nell'accoglienza: questo talvolta non si verifica e anche un meccanismo così ben congegnato si inceppa. Troviamo offensivo e molto poco rispettoso tutto questo parlare dei “soldi buttati per l'accoglienza” e chiediamo alle istituzioni di questa città almeno di riconoscere il lavoro che viene svolto quotidianamente e di non condannarlo se si verificano situazioni straordinarie come le attuali'.
'Se poi - ancora le associazioni - la richiesta a chi lavora nell'accoglienza è quella di indovinare il momento in cui gli arrivi si intensificheranno o di presagire quando i colli di bottiglia congestioneranno il sistema lasciando persone per strada, va da sé quale possa essere l'unica risposta possibile. A proposito delle poche persone già inserite nell'accoglienza che sono state trovate sulle rive, è difficile pensare che preferiscano il marciapiede a una casa, se non per restare vicino a persone care, che – appena arrivate – una casa non ce l'hanno ancora'.