"Abbiamo fallito?": la denuncia di una triestina che smaschera il declino della società

"Abbiamo fallito?": la denuncia di una triestina che smaschera il declino della società

Un’accorata riflessione arriva da una triestina, che con una lettera si interroga su una domanda fondamentale: dove abbiamo sbagliato con le nuove generazioni? Questo quesito non vuole puntare il dito, ma invita a una profonda analisi collettiva sul mondo di oggi e sul ruolo degli adulti nel formare i giovani.

Il confronto con gli anni '80 e '90: un passato fatto di rispetto

La lettera si apre con un ricordo dei decenni passati, un’epoca ormai rimpianta. Negli anni '80 e '90, a Trieste, le “compagnie” di giovani erano la normalità: si trascorreva il tempo a chiacchierare, a volte litigando, ma sempre con un ritorno alla convivialità. Non si sentiva parlare di ragazzi che uscivano di casa armati o pronti a usare la forza per fare del male agli altri.

Il rispetto verso gli adulti e le istituzioni era sacrosanto. Non mancavano mai un "buongiorno" o una "buonasera" rivolti a un negoziante, e l’autorità delle forze dell’ordine incuteva quel giusto timore. "Guai se i genitori venivano chiamati," scrive la triestina, ricordando come i richiami degli adulti venissero presi sul serio e portassero a conseguenze immediate.

La realtà di oggi: una società allo sbando?

Oggi, però, il quadro è cambiato. Si parla sempre più spesso di risse, coltelli, violenza di genere e mancanza di rispetto verso persone e istituzioni. La triestina non attribuisce la colpa solo ai giovani, ma invita a una riflessione collettiva: forse siamo stati noi adulti a sbagliare.

La tendenza ad essere troppo permissivi potrebbe aver contribuito a creare un ambiente in cui i comportamenti scorretti vengono giustificati e non corretti. In passato, il rimprovero di un insegnante veniva accolto come un’opportunità per educare; oggi, invece, spesso si tende a incolpare gli altri, giustificando ad oltranza i propri figli.

Un invito alla responsabilità degli adulti

La lettera non è un’accusa fine a sé stessa, ma un appello: facciamoci un esame di coscienza. Per chi è ancora in tempo, è possibile intervenire, riprendendo in mano l’educazione dei propri figli e trasmettendo valori fondamentali come educazione, rispetto e altruismo.

Non si tratta solo di correggere i giovani, ma di costruire insieme un futuro migliore, dove i genitori, gli educatori e la società collaborino per riportare al centro valori che sembrano essere stati dimenticati.

Un augurio per il futuro: educazione, rispetto e buon senso

La triestina conclude la sua riflessione con un messaggio di speranza per il nuovo anno:

"Amate voi stessi, aiutate il prossimo e cercate di essere sempre migliori. Solo così possiamo sperare in un futuro di educazione, rispetto e buon senso."

Un augurio semplice ma potente, che invita tutti, giovani e adulti, a riflettere su come possiamo insieme garantire un futuro più sereno alle prossime generazioni.

Questo messaggio, oltre ad accendere un dibattito, offre un punto di partenza per ritrovare quei valori fondamentali che, forse, abbiamo smarrito lungo il cammino.

LETTERA COMPLETA 

Vorrei porre una riflessione al mondo virtuale in base a ciò che abbiamo raccolto negli ultimi periodi. 

La domanda è:

Dove abbiamo sbagliato con queste generazioni di adolescenti? 

Ovvio è che non si può fare di tutta l'erba un fascio, ma... Una buona parte di noi adulti ha commesso o omesso un qualcosa, nel tramandare e nell'impartire la buona educazione, ma, nello specifico non saprei identificare qual è l'anello mancante. 

Negli anni 80/90 ormai rimpianti, nonostante che all'epoca a Trieste c'erano le varie "compagnie" non ricordo di coetanei che uscissero da casa armati di coltello, o che utilizzassero man forte per ledere altri.

Si passavano le giornate a chiacchierare e a volte anche a litigare, ma poi, amici come prima. 

Se uno di noi si interfacciava con un negoziante o un adulto, vigeva sempre la regola del rispetto ed il "buongiorno" o la "buonasera" non mancavano MAI (se non in rari casi).

Se per caso si avvicinavano le forze dell'ordine, ti comportavi da soldatino, perché guai se chiamavano i genitori. Li sarebbero state mazzate!

Ma oggi? In che razza di mondo viviamo? Come stanno crescendo sti ragazzini?

Risse, coltelli, violenza di genere, non rispetto per persone ed istituzioni. 

Il problema dev'essere stato causato verosimilmente da noi adulti, forse in maniera del tutto inconsapevole. 

Forse, siamo stati troppo permissivi, troppo morbidi e abbiamo giustificato ad oltranza dei comportamenti maleducati ed inadeguati. 

Ricordo che, se un insegnante mi rimproverava, i miei genitori gli davano man forte. Ma ora, no, è colpa sempre degli altri, mai e poi mai colpa della propria prole. 

Dove siamo arrivati?!

Forse per chi è ancora in tempo, può tirare un pol le redini e migliorare i propri ragazzi per un futuro migliore, perché perseverando in questo modo andrà tutto allo sbaraglio. 

Non è normale e non è sano che oggi, dobbiamo aver paura di uscire o di temere che succeda qualcosa ai nostri adolescenti. 

È ora di farsi un bell'esame di coscienza, e questo solo per garantire un mondo migliore alle nostre future generazioni.

Amate voi stessi, aiutate il prossimo, cercate di esser sempre migliori. 

Sperando in un anno migliore, conto di aver mosso una giusta riflessione fine a se stessa, al di fuori di ogni futile polemica. 

Concludo, augurando un buon principio, sperando in un futuro fatto di educazione, rispetto, altruismo e buon senso.

Foto Sebastiano Visintin