Notte al Burlo per il figlio operato, la stangata arriva al parcheggio: "35 euro di ticket”

Notte al Burlo per il figlio operato, la stangata arriva al parcheggio: "35 euro di ticket”

Una corsa al pronto soccorso in una fredda mattina di aprile, la paura negli occhi e un figlio piegato dal dolore. È iniziata così la lunga giornata di un genitore triestino, che nella notte tra venerdì 18 e sabato 19 aprile ha vissuto ore di angoscia e attesa al Burlo Garofolo, ospedale pediatrico di riferimento per tutta la regione.

Il figlio, colto da dolori lancinanti, è stato accompagnato in auto alle 7:55 del mattino. L’intervento del personale sanitario è stato immediato, competente e umano: esami, diagnosi e, nel pomeriggio, la decisione di procedere con un’operazione urgente. L’intervento riesce e il ragazzo esce dalla sala operatoria intorno alle 19. Il papà rimane al suo fianco, come da regolamento e come da istinto naturale di chi ama. Trascorre con lui l’intera notte, finché non si dà il cambio con la madre il mattino seguente.

Fin qui, tutto ciò che ci si aspetterebbe da una sanità di eccellenza come quella che il Burlo rappresenta. Ma al momento di uscire dal parcheggio, ecco la seconda stangata: 35 euro per aver passato una notte accanto al figlio ricoverato in emergenza.

Il genitore, pur riconoscendo la qualità e la dedizione del personale medico e infermieristico, si interroga su come sia possibile che in una situazione simile manchi completamente una misura di buon senso, come un voucher emergenza, un pass per i familiari dei pazienti, anche solo per un caso come il suo, che ha coinvolto un singolo giorno e una notte.

E la riflessione si allarga: se per lui è stato un episodio isolato, cosa accade alle famiglie dei bambini lungodegenti, ai genitori dei piccoli pazienti oncologici, a chi affronta mesi di ricoveri e visite continue? Si deve davvero sommare anche il peso economico di un parcheggio a quello, già enorme, del dolore?

Il Burlo è un’eccellenza e un orgoglio per la città, ma la segnalazione punta il dito su un dettaglio che pesa come una montagna, soprattutto in momenti di fragilità. Un piccolo gesto, come un pass d’emergenza, basterebbe a restituire dignità e umanità in situazioni in cui il cuore dovrebbe prevalere su qualsiasi regolamento.