“Decisione dura, chiedo dialogo con autorità”: Ramazzina risponde alla chiusura del Citybar (VIDEO)

“Decisione dura, chiedo dialogo con autorità”: Ramazzina risponde alla chiusura del Citybar (VIDEO)

In seguito alla decisione del Questore di Trieste di chiudere per 14 giorni il City Bar Tergesteo, Riki Ramazzina, noto imprenditore e titolare del locale, si oppone fermamente al provvedimento e chiede un confronto con le autorità per chiarire quanto accaduto. “No, non mollo”, afferma con determinazione ai nostri microfoni nel corso di un’intervista, aggiungendo che preferirebbe un colloquio con il Questore “in totale amicizia”.

Secondo Ramazzina, la misura ha causato un danno economico significativo alla sua attività e ai suoi dipendenti, rimasti senza lavoro per due settimane. “Il danno finanziario esiste, soprattutto per il mio personale,” ha spiegato il titolare, sottolineando che la chiusura del bar ha costretto il personale a un fermo lavorativo, con conseguente perdita economica. Ramazzina ha inoltre espresso disappunto riguardo alle motivazioni del provvedimento, sostenendo che i fatti presentati nel documento di chiusura siano stati “amplificati oltre misura rispetto alla reale situazione del nostro locale.”

Uno dei punti contestati riguarda la presunta somministrazione di alcolici a minori, un’accusa che il titolare respinge con fermezza. “Chi mi conosce sa che sono astemio e promuovo uno stile di vita sano,” dichiara l'imprenditore, assicurando che il suo personale è istruito a chiedere i documenti ai giovani clienti per evitare qualsiasi irregolarità. Tuttavia, ammette che, in una serata affollata, si è verificato un episodio isolato in cui una dipendente non ha chiesto il documento a un cliente giovane, ricevendo di conseguenza una sanzione. “Ma tra questo e affermare che al City Bar si serve alcol a tutti i minori che frequentano il locale, c’è un abisso,” sottolinea l'imprenditore, aggiungendo che durante i controlli della polizia “la maggior parte dei presenti non era minorenne.”

Un altro punto critico dell’ordinanza riguarda il presunto disturbo arrecato dalla musica alta. Il titolare precisa che il suo impianto è regolarmente tarato per rispettare i limiti di decibel. “Abbiamo ricevuto una multa di 500 euro per uno ‘sforamento’ di 5 minuti,” spiega, riferendosi a un episodio durante la manifestazione della Barcolana, quando il locale ha chiuso pochi minuti oltre l’orario consentito.

Il titolare si dice sorpreso dall’accusa secondo cui l’assembramento di clienti davanti al City Bar impedirebbe il passaggio dei mezzi di soccorso, mettendo a rischio la sicurezza pubblica. “Questo è un problema che potrebbe verificarsi in ogni via della movida a Trieste,” ribadisce, aggiungendo che piazza Verdi ha ospitato eventi simili durante tutta l’estate. “Se questo è il metro di giudizio, dovrebbe valere per tutti.”

Il titolare conclude evidenziando l’impatto negativo della chiusura sull’economia locale e sull’immagine del suo bar come luogo sicuro e frequentato dai giovani triestini. “Se la nostra unica colpa è aver creato un ambiente sicuro dove i giovani possono trascorrere il tempo senza rischi – senza droghe o malintenzionati – allora trovo assurdo dover lasciare a casa per quindici giorni il mio staff.”

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