Giovedì presidio in solidarietà al popolo palestinese in piazza Unità
Un nuovo presidio a Trieste in solidarietà al popolo palestinese è stato annunciato per giovedì 27 marzo alle ore 17:30 in piazza Unità d’Italia. L’iniziativa, promossa da GPI – Giovani Palestinesi d’Italia, Sama Ruqya Ireland, Collettivo Contro l’Esclusione Sociale e Link Trieste, si colloca all’interno di una più ampia mobilitazione internazionale contro il conflitto in corso in Medio Oriente.
La denuncia degli organizzatori: “17 mesi di genocidio, complicità anche a Trieste”
In un comunicato diffuso dagli organizzatori, si parla apertamente di “17 mesi di genocidio algoritmico a Gaza” e si accusa l’“entità sionista” di aver violato l’accordo di cessate il fuoco con una nuova offensiva lanciata il 18 marzo, con bombardamenti su Gaza, Siria e Libano, e contemporanei attacchi statunitensi nello Yemen.
Il messaggio insiste sulla responsabilità anche dell’Occidente, accusato di rendere possibile la violenza grazie a una “filiera di morte” che coinvolgerebbe anche realtà industriali e istituzionali locali.
Leonardo, Università e Regione nel mirino della protesta
Tra i bersagli della protesta, anche alcune realtà del territorio. In particolare, viene citata la sede Leonardo SpA di Ronchi dei Legionari, accusata di produrre armi e droni impiegati nei conflitti. Inoltre, l’Università di Trieste e la Regione Friuli Venezia Giulia vengono criticate per il loro coinvolgimento nel progetto “Start learning cities up”, definito dagli organizzatori come “strumento di legittimazione del colonialismo d’insediamento sionista”.
Appello alla mobilitazione: “Seguiamo l’esempio della resistenza palestinese”
Il presidio del 27 marzo sarà, nelle intenzioni degli organizzatori, un momento per ribadire una presa di posizione forte contro “genocidio, occupazione e colonialismo”, ma anche per denunciare l’impunità di Israele e quella che viene definita “la complicità dell’Italia fascista e guerrafondaia”.
Particolare attenzione verrà dedicata anche alla richiesta di liberazione di Anan Yaeesh, nome citato in conclusione del comunicato, e alla necessità – secondo i promotori – di “spezzare ogni complicità” con ciò che viene descritto come un sistema internazionale che alimenterebbe la guerra in Palestina.