Fuori la guerra dal Porto Franco: il 15 settembre corteo a Trieste ‘per un territorio libero e neutrale’ (VIDEO)

Fuori la guerra dal Porto Franco: il 15 settembre corteo a Trieste ‘per un territorio libero e neutrale’ (VIDEO)

Il 15 settembre alle 17.00 in piazza Sant’Antonio si terrà un corteo promosso dal Comitato 15 Settembre. La manifestazione, intitolata “Fuori la guerra dal Porto Franco e Internazionale di Trieste”, cade nel giorno del 78° anniversario dell’entrata in vigore del Trattato di Pace di Parigi, che istituiva il Territorio Libero di Trieste come zona neutrale e smilitarizzata.

Gli organizzatori sottolineano, nelle dichiarazioni diffuse alla nostra redazione, che la città giuliana rischierebbe oggi di essere trasformata in uno snodo logistico-militare collegato a programmi geopolitici come l’IMEC e la Three Seas Initiative. Entrambi – sostengono i promotori – legherebbero Trieste al porto israeliano di Haifa e a strategie NATO ed europee in funzione anti-russa.

Secondo quanto riportato nel comunicato, “il porto franco dovrebbe essere un luogo di scambio e cooperazione internazionale, non una base funzionale a guerre e interessi imperiali”. Adam Bark, del Fronte della Primavera Triestina, ha aggiunto in una nota inviata a Trieste Cafe: “Il Trattato di Pace garantisce a Trieste lo status di territorio neutrale: non permetteremo che venga trasformato in un bastione bellico. Il 15 settembre saremo in piazza per difendere questo diritto e chiedere un futuro di pace e giustizia”.

Alla manifestazione, sempre secondo gli organizzatori, aderiscono numerosi movimenti e associazioni tra cui Fronte della Primavera Triestina, Associazione Alister, Coordinamento No Green Pass e Oltre, Insieme Liberi, Partito Comunista, Multipopolare, Socialismo Italico, Costituzione in Azione, con il sostegno dell’Unione Sindacale di Base (USB), TriestNGO, Tavola per la Pace FVG, Casa del Sole TV, il Tazebao, Comitato Quadrifoglio, Partito Comunista Italiano e altre realtà italiane ed estere.

Gli stessi promotori ribadiscono nel loro comunicato che “non si tratta di guardare al passato, ma di rivendicare diritti sanciti dal diritto internazionale e validi ancora oggi”.

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