Carcere di Trieste al collasso: «Corridoi trasformati in dormitori, silenzio inaccettabile della Regione»
Il 20 novembre 2025 Giulia Massolino, consigliera regionale del gruppo Patto per l’Autonomia – Civica FVG, ha visitato la Casa Circondariale di via Coroneo insieme alla Garante comunale Elisabetta Burla e al Garante regionale Enrico Sbriglia, portando alla luce una situazione definita senza mezzi termini «scioccante» e «profondamente degradante».
Camminando tra i corridoi dell’istituto, Massolino ha potuto verificare in prima persona condizioni che, secondo la consigliera, minano radicalmente la funzione rieducativa della pena: letti sistemati lungo i passaggi, stanze con dieci persone, criticità sanitarie gravi, assenza di spazi adeguati per garantire dignità e sicurezza.
Numeri fuori controllo: “Ci sono 240 detenuti in un carcere che ne può ospitare 150”
Nel cuore del suo intervento, Massolino ha sottolineato il nodo più critico: i 150 posti previsti scendono a 117 a causa dei lavori di ristrutturazione, mentre i detenuti presenti sono ben 240. Una sproporzione che, come dichiarato, genera tensione costante, episodi critici e un ambiente in cui «ogni diritto, persino quello alla salute, rischia di diventare opzionale».
Secondo la consigliera, la Regione FVG avrebbe l’obbligo di intervenire in maniera immediata, soprattutto sul fronte della salute mentale e della continuità assistenziale, ma la sua voce denuncia un «silenzio assordante» da parte della Giunta Fedriga e un atteggiamento che definisce «punitivo» nei confronti di chi tenta di sollevare il problema.
La politica regionale sotto accusa: “Da due anni si evita il confronto”
Massolino ha ricordato come la sua richiesta di audizione sul tema, presentata quasi due anni fa, non abbia ancora trovato risposta nonostante numerosi solleciti ufficiali. Una mancanza che, afferma, «viola apertamente il regolamento del Consiglio regionale» e impedisce di discutere criticità ormai diventate strutturali.
Il riferimento non si limita a Trieste: vengono citati anche i problemi del carcere di Tolmezzo, dove si registra l’assenza di acqua calda, ulteriore segnale – secondo la consigliera – di un sistema che fatica a garantire condizioni minime.
“Il sovraffollamento non si risolve costruendo nuove carceri”
Nella parte conclusiva del suo intervento, Massolino invita a riflettere sulla necessità di investire sul carattere rieducativo della pena, non su logiche esclusivamente punitive. La soluzione, sostiene, passa da misure di prevenzione, da programmi di reinserimento reale, e da un sistema territoriale in grado di accogliere chi ha terminato il percorso detentivo.
Per la consigliera, è indispensabile aprire finalmente un dibattito trasparente e istituzionale su un tema che «riguarda la dignità umana e la qualità democratica della nostra comunità».