Il tempo ritrovato: quattro antichi orologi restaurati tornano a splendere al Museo Sartorio

Il tempo ritrovato: quattro antichi orologi restaurati tornano a splendere al Museo Sartorio

Sabato 8 marzo 2025 alle ore 17, al Museo Sartorio (largo Papa Giovanni XXIII, 1) , si terrà la cerimonia di consegna del restauro di quattro antichi orologi a pendolo del '700 e dell'800, appartenenti alla collezione Sartorio, da parte dell'Inner Wheel di Trieste C.A.R.F., quale service per l’anno innerino 2024-2025.

Alla cerimonia saranno presenti Giorgio Rossi, assessore alle Politiche della Cultura e del Turismo del Comune di Trieste, la signora Serena Semerini De Vanna, presidente in carica dell'Inner Wheel Club Trieste, e Michela Messina, conservatore del Museo Sartorio. 

Il service, in occasione del 43° anniversario della fondazione dell'Inner Wheel Club di Trieste, ha consentito di restituire l'originario splendore a quattro preziosi antichi orologi, due dei quali vengono così restituiti alla fruizione pubblica. 

Le piccole e raffinate pendole, restaurate da L.A.A.R. S.r.l. Conservazione & Restauro Beni Culturali di Udine con la supervisione di Sabap-Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia, troveranno collocazione permanente negli ambienti del Museo, del cui arredo originario fanno parte.

L'orologio più antico è una Pendola a porticorealizzata in Svizzera dalla Maison Robert et Courvoisier alla fine del XVIII-inizio del XIX sec. (inv. CMSA 41194). Si tratta di un orologio da tavolo in forma architettonica, in cui la cassa, in bronzo, di forma circolare, è posta tra due pilastri a forma di lira in marmo decorati con fregi in bronzo e con placchette di porcellana in stile Wedgwood. Il quadrante in smalto mostra le 12 cifre alla Breguet entro ghirlanda in blu e indicazioni dei quarti d'ora anch'essi con numerali arabi, posti esternamente rispetto alla fascia oraria e lancette “a traliccio”. La Maison Robert & Corvoisier fu una delle più celebri imprese svizzere di orologeria, attiva dal 1787 fino ai primi decenni del secolo seguente.

Gli altri tre orologi sono coevi tra di loro e risalgono tutti agli anni attorno al 1830, ma mostrano caratteristiche stilistiche molto diverse.

Fu realizzato a Trieste nel 1833 l'Orologio da tavolo in stile Impero raffigurante la Lettura (inv. CMSA 41186). L'orologio reca la scultura in marmo di una fanciulla seduta, vestita all'antica, intenta a leggere alla luce di una lampada a olio, desunta dal modello intitolato La liseuse, del 1805, ideato a Parigi dal bronzista Jean-André Reiche (Lipsia 1752-Parigi 1817), che creò numerosi orologi per l'imperatore Napoleone. La data dell'opera può essere desunta dall'incisione sulle pagine del libro, che recita “Allmanach 1833”. Il quadrante, con datario, reca l'iscrizione “Jacob Perco in Trieste”. Giacomo/Jacob Perco/Perko, originario di Lucinico (Gorizia), tenne una bottega di orologiaio a Trieste per almeno cinquant'anni, a partire dal 1815.

Appartiene all'arredo della splendida Sala neogotica l'Orologio à la cathedrale (inv. CMSA 7893), opera parigina in bronzo dorato in forma di cattedrale gotica francese, dalla tipica facciata con portale, fiancheggiata da due pilastri, ornati da statue in nicchie gotiche e terminanti in guglie, e sormontata da una cella campanaria con piccola campana. Il rosone gotico ospita il quadrante dell'orologio, con le ore indicate in numeri romani. L'opera, realizzata a Parigi, è un esempio dello stile neo-gotico, con gli archi a sesto acuto, i girali, i motivi polilobati e i decori flamboyant, che in Francia furono di moda sotto i regni di Carlo X e di Luigi Filippo di Borbone. Orologi simili si trovano nelle collezioni reali di Norvegia e presso il Musée des Arts decoratifs di Parigi.

È infine parigina anche la Pendola a portico in stile Luigi XVI (inv. CMSA 41193), con cassa in bronzo dorato, di forma circolare, posta tra due pilastri in marmo decorati con fregi in bronzo e poggianti su zampe leonine.

L’intervento di restauro ha riguardato prevalentemente i minuziosi e raffinati elementi decorativi realizzati in ottone dorato per galvanizzazione.

L’attività maggiormente complessa è stata la pulitura a causa della natura delle alterazioni e del degrado che, nel corso del tempo, si erano manifestate sulle superfici metalliche.

La meticolosa pulitura è stata eseguita inizialmente a secco, con bisturi e l’ausilio di un ingranditore ottico, successivamente rifinita per via umida con impiego di specifiche sostanze chimiche appositamente preparate, compatibili con la doratura ed efficaci nella rimozione delle alterazioni.

Il restauro si è concluso con l’applicazione di un protettivo finale per la stabilizzazione delle patine e per preservare i metalli da future manifestazioni di degrado. 

Nel corso del restauro sono state individuate anche alcune integrazioni/rifacimenti eseguiti nel corso di precedenti interventi e perfettamente mimetizzati. 

Info

Museo Sartorio

largo papa Giovanni XXIII, 1

+ 39 040 675 9321

museosartoriotrieste@comune.trieste.it

www.museosartoriotrieste.it

www.triestecultura.it