Calendario della pace 2026: da Trieste un messaggio che unisce popoli e speranze

Calendario della pace 2026: da Trieste un messaggio che unisce popoli e speranze

È stato presentato questa mattina, nella sala conferenze del Civico Museo d’Arte Orientale di Trieste, il Calendario della Pace 2026 dell’associazione culturale ucraina-russa Rodnik. Un progetto che va oltre la semplice pubblicazione editoriale e si propone come messaggio simbolico di dialogo, convivenza e speranza, in un momento storico segnato da conflitti e divisioni.

Alla presentazione hanno preso parte il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza e l’assessore alle Politiche della Cultura e del Turismo Giorgio Rossi, a testimonianza dell’attenzione e del sostegno dell’amministrazione comunale verso un’iniziativa dal forte valore civile e culturale.

Per l’associazione Rodnik erano presenti la presidente Ksenija Kryvoruchko, Yuliya Coretti, Kateryna Yakymenko, Dzerassa Kusova, Stefano Tommasini e Igor Pavletič.

Un calendario nato dai giovani e per i giovani

Il Calendario della Pace 2026 nasce da un’idea della presidente Ksenija Kryvoruchko ed è stato realizzato dal gruppo giovanile “Onda Giovani di Rodnik”, cuore pulsante dell’associazione. Un lavoro collettivo, frutto del tempo e dell’impegno volontario di tutti i partecipanti, che ha coinvolto in prima linea la fotografa e designer grafica Yuliya Coretti, affiancata dall’assistente fotografo Filipp Fedorov.

Le sessioni fotografiche sono state ambientate in luoghi simbolici del territorio: il museo della Casa Carsica di Rupingrande, la Trattoria Milic di Sagrado e il Centro Ippico Monte d’Oro “Dolga Krona”, scenari che uniscono tradizione, identità e paesaggio.

Tradizioni che dialogano, mese dopo mese

Ogni mese del calendario racconta un incontro: giovani in costumi tradizionali ucraini e russi ritratti insieme, senza contrapposizioni, senza confini. Le immagini sono accompagnate da citazioni di personaggi ucraini, russi e italiani e da consigli e riflessioni firmati dall’energoterapista Kateryna Yakymenko, offrendo uno spazio di introspezione e consapevolezza.

Un progetto che mette al centro le nuove generazioni, chiamate a custodire la memoria ma anche a costruire un futuro diverso.

Le parole delle istituzioni: Trieste come città di dialogo

Nel suo intervento, il sindaco Roberto Dipiazza ha espresso l’auspicio che il conflitto tra Russia e Ucraina possa concludersi al più presto, ricordando il percorso di riconciliazione vissuto da Trieste dopo le ferite del Novecento e il ruolo della città come luogo di incontro tra popoli e culture.

L’assessore Giorgio Rossi ha sottolineato il valore educativo e culturale dell’iniziativa: “Non è facile emigrare dal proprio Paese. Vivere e mantenere le proprie tradizioni oggi non è scontato, soprattutto per i giovani. Questo calendario è un esempio virtuoso: non si può guardare al futuro senza conoscere il proprio passato”. Rossi ha inoltre ricordato come Trieste, per storia e vocazione, sia una città capace di offrire accoglienza e nuove opportunità.

Rodnik: una comunità che sceglie l’amicizia

Fondata a Trieste nel 2009, l’associazione Rodnik riunisce cittadini ucraini, russi, serbi e italiani. Al di là delle nazionalità, i membri si definiscono amici e fratelli, uniti da anni nell’impegno sociale e nel sostegno alle persone in difficoltà, in particolare ai rifugiati arrivati a Trieste negli ultimi anni, sia ucraini che russi.

La distribuzione del calendario ha anche uno scopo concreto: raccogliere fondi a favore delle famiglie seguite dall’associazione, con un’attenzione speciale ai bambini.

Un messaggio chiaro: la pace è una scelta

Il messaggio che Rodnik affida al Calendario della Pace 2026 è forte e chiaro: anche in tempi di guerra, l’amicizia tra i popoli è possibile. Un messaggio che può sembrare difficile da accettare, ma che proprio per questo assume un valore ancora più profondo.

L’augurio espresso dai promotori è che il nuovo anno possa portare pace a tutte le Nazioni colpite dalla guerra, affinché nessun popolo debba più soffrire a causa dei conflitti.