Trieste accoglie l’intenso debutto di Carlotta Cason, tra colori vibranti e sguardi interiori (VIDEO)

Trieste accoglie l’intenso debutto di Carlotta Cason, tra colori vibranti e sguardi interiori (VIDEO)

Una giovane artista triestina alla ribalta, una prima mostra personale che si annuncia intensa e profondamente introspettiva, un invito ad attraversare lo sguardo per arrivare al cuore delle emozioni. È la promessa de Lo specchio dell’anima, la mostra personale di Carlotta Cason, pittrice triestina che sabato 29 novembre alle 18 inaugura il suo nuovo percorso espositivo negli spazi di Parole Controvento, in via Vecellio 1/B. Dodici opere, una cornice raccolta e la volontà dichiarata di offrire al pubblico un’esperienza immersiva, in cui ogni quadro diventa un frammento di viaggio dentro se stessi.

Dalla pittura col nonno a Brera: una vocazione coltivata nel tempo
Carlotta racconta di “fare arte da tutta la vita”. La pittura non nasce come scelta improvvisa, ma come gesto quotidiano, quasi familiare. Sin da bambina, l’incontro decisivo è con il nonno, che le insegna la pittura ad olio e la accompagna nei primi esperimenti sulla tela. Quei momenti condivisi, tra colori, odore di olio e silenzi concentrati, diventano il nucleo originario di una vocazione che non si spegnerà più.
Questo istinto viene poi strutturato da un percorso di studi rigoroso: il liceo artistico Nordio a Trieste, quindi l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, sempre con la pittura al centro. Un cammino che le permette di affinare la tecnica, di confrontarsi con linguaggi diversi e di maturare una consapevolezza precisa: l’olio rimane la sua cifra espressiva preferita, la tecnica in cui sente di poter far vibrare al meglio emozioni, pensieri, inquietudini.

Lo specchio dell’anima: il filo rosso della mostra
Il titolo Lo specchio dell’anima non è un vezzo poetico, ma il cuore stesso del progetto espositivo. Le dodici opere scelte da Carlotta seguono un percorso che parte dai lavori più legati a un’impostazione accademica e surrealista, per arrivare alle tele più recenti, dove dominano impulsività, colore ed energia emotiva.
Il filo rosso è l’idea di uno sguardo interiore che si riflette all’esterno. L’artista racconta come, nel tempo, il suo lavoro si sia spostato sempre di più verso gli aspetti psicologici del ritratto, cercando di rappresentare ciò che le persone non riescono a mostrare: fragilità, disturbi, tensioni psichiche, mondi interiori che spesso restano taciuti. La mostra vuole proprio far emergere questa dimensione, invitando chi osserva a riconoscersi, a interrogarsi, a specchiarsi nei dettagli delle tele.

L’occhio come giudice e rivelazione interiore
Protagonista ricorrente dei quadri di Carlotta è l’occhio, che diventa un vero e proprio simbolo. Non è un semplice elemento anatomico, ma la metafora dell’“occhio che giudica” e dell’“occhio che rivela”. Da una parte, lo sguardo esterno – quello che la società posa su di noi – può trasformarsi in giudizio, pressione, aspettativa. Dall’altra, c’è un occhio interiore che scava, illumina, porta alla luce ciò che normalmente rimane nascosto.
Non è un caso che Carlotta abbia dedicato la sua tesi di laurea al rapporto tra arte e psicopatologie, concentrandosi proprio sul ritratto e su come rappresentare i disturbi psicologici attraverso il volto. Nelle sue opere, le forme e i colori si intrecciano con ansie, fragilità, stati d’animo complessi. L’occhio, spesso al centro della composizione, è una sorta di portale: giudice di se stessi e, insieme, chiave di accesso alla verità interiore.

Dall’ordine alla spontaneità: la svolta impulsiva della pittura
Un altro elemento centrale nelle dichiarazioni di Carlotta riguarda l’evoluzione del suo metodo. In passato, racconta, preparava con cura ogni opera: bozzetti, studi di composizione, fotografie ai modelli, rielaborazioni digitali prima di passare alla tela. Tutto era calibrato, programmato, controllato.
Negli ultimi tempi, però, qualcosa è cambiato. L’artista ha sentito il bisogno di abbandonare la gabbia della perfezione tecnica e di aprirsi a una pratica più impulsiva, libera, istintiva. Niente più bozzetti minuziosi, niente più composizioni preordinate: ora è il gesto a guidare, il colore a esplodere, l’emozione a dettare il ritmo. Carlotta spiega che non vuole più “dimostrare di saper fare”, ma desidera soprattutto emozionare ed emozionarsi, lasciando che l’opera nasca da uno stato d’animo più che da un progetto geometrico.
Questa svolta si riflette anche sulla tavolozza: le tele si riempiono di esplosioni di colori, di contrasti vivi, di figure che emergono e si dissolvono in un equilibrio dinamico tra forma e sensazione.

Una mostra immersiva che parla allo spettatore
Lo specchio dell’anima non si limita alla pittura. Carlotta anticipa la presenza di almeno un’opera non pittorica, pensata proprio per rendere la mostra ancora più immersiva. Senza svelare troppo, l’artista sottolinea come l’obiettivo sia quello di coinvolgere lo spettatore su più livelli, invitandolo a una vera e propria autoanalisi davanti alle opere.
Ogni quadro contiene un pezzo dell’individuo, non solo dell’artista: l’ansia, il giudizio, la vulnerabilità, ma anche la possibilità di riconoscersi e di accettarsi. Alcune opere sono fortemente legate alla sua storia personale, altre sono pensate come specchi in cui ogni visitatore può trovare una parte di sé. Alcuni lavori resteranno probabilmente “incedibili”, per il legame affettivo che l’artista mantiene con determinate tele; altri potranno essere acquistati, in un percorso che segna anche il passaggio verso una vita vissuta sempre più “di arte”.

Un talento triestino in crescita, tra presente e futuro
La mostra resterà aperta fino al 16 gennaio, dando alla città il tempo di scoprire con calma il mondo di Carlotta Cason, il suo rapporto con la pittura ad olio, con la psicologia del ritratto, con il colore come detonatore di emozioni. Nel frattempo, l’artista guarda al futuro senza progetti troppo rigidi: sa che continuerà a esplorare la strada dei colori e dell’impulsività, lasciando che sia il cuore – più che la strategia – a indicare la direzione.
In un momento in cui i giovani talenti triestini cercano spazio e riconoscimento, Lo specchio dell’anima si impone come una tappa significativa: una prima personale che ha il sapore di un esordio maturo, capace di unire tecnica, introspezione e coraggio espressivo. Un invito, per chi ama l’arte contemporanea, a lasciarsi guardare dagli occhi dei quadri prima ancora di giudicarli.

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