Rinvenuto nella Grotta dell’Elmo a Monrupino elmo in bronzo riconducile al tipo Negau del tardo V sec. a.C.
Giovedì 14 dicembre è stato presentato alla stampa il programma delle celebrazioni che, a partire dai primi mesi del prossimo anno, la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia intende avviare nelle due sedi di Trieste e di Udine per ricordare i 100 anni dalla sua fondazione.
Sono intervenuti Andrea Pessina,Soprintendente, Vincenzo Giampaolo, funzionario architetto, Claudia Crosera, funzionario storico dell’arte, Paola Ventura, funzionario archeologo, Serena Vitri, già funzionario archeologo della Soprintendenza.
Il ciclo di incontri e la mostra fotografica
Le iniziative volte a celebrare i 100 anni di vita della Soprintendenza si articoleranno in tre giornate di studio e in una mostra fotografica, finalizzate a ricordare le fasi più salienti della nascita e della prima formazione dell’istituzione dedita alla tutela in regione e le attività più emblematiche che hanno visto la Soprintendenza impegnata durante alcune fasi drammatiche della sua storia, quali il primo dopoguerra, la Seconda guerra mondiale e il terremoto del 1976.
Nelle giornate di studio si approfondiranno inoltre i diversi campi nei quali si svolge oggi la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale.
Tre i focus scelti:
La difesa del patrimonio artistico tra guerre e calamità naturali;
Le forme della tutela nel terzo millennio;
e da ultimo uno sguardo indirizzato alla protezione del contemporaneo con la giornata intitolata Attenzione: fragile! Riflessioni sulla tutela dell’architettura del XX secolo.
Il ciclo di incontri si pone come obiettivo principale quello di illustrare alla collettività le attività che svolge la Soprintendenza, ponendo l’accento sul proprio operato come momento di riflessione sulle dinamiche di tutela e conservazione dalla sua istituzione ad oggi. Sarà un momento per mettere a confronto modalità, pratiche ed esperienze di conservazione durante un secolo di storia, anche grazie alle attività che da qualche anno sono state intraprese nella riorganizzazione degli archivi documentali e fotografici, fonti imprescindibili per le azioni conservative sui beni culturali.
È per questa ragione che, oltre agli incontri, è previsto l’allestimento di una mostra fotografica nelle due sedi della Soprintendenza, Palazzo Economo a Trieste e Palazzo Clabassi a Udine, che racconterà, attraverso una serie di immagini, l’attività dell’ufficio, dalla sua fondazione ad oggi, illustrando il lavoro svolto in questi primi cento anni nella nostra regione nei vari ambiti disciplinari che interessano i beni culturali.
La presentazione dell’elmo di bronzo tipo Negau dalla grotta dell’Elmo in Comune di Monrupino / Repentabor
L’incontro di giovedì è stato anche l’occasione per presentare per la prima volta al pubblico un recente rinvenimento archeologico di grandissimo interesse effettuato nella Grotta dell’Elmo in Comune di Monrupino / Repentabor. Si tratta di un elmo in bronzo riconducile al tipo Negau che è stato recentemente restaurato ad opera dei tecnici/restauratori della Soprintendenza.
L’elmo è stato recuperato durante un’attività speleologicasul fondo della grotta a pozzo a un’ottantina di metri di profondità ed è simile a un primo esemplare, ora esposto nel Civico Museo d’Antichità “J. J. Winckelmann” di Trieste, che fu rinvenuto nel 1929 nella medesima cavità carsica situata nei pressi dell’importante castelliere di Monrupino, attivo a partire dalla seconda metà del II millennio a.C. fino al V sec. a.C.
Al rinvenimento sono seguite alcune ricerche preliminari di verifica per meglio inquadrare il contesto, realizzate sotto la Direzione scientifica della Soprintendenza, che hanno apportato maggiori elementi di approfondimento per la conoscenza del reperto.
Nel corso di una delle verifiche effettuate sul fondo della grotta in corrispondenza del cono detritico alla base dell’inghiottitoio, sono state individuate anche un’ascia in ferro del tipo ad alette superiori (probabilmente non più tarda del VI sec. a.C.) e abbondanti tracce di fauna antica.
L’elmo è stato quindi sottoposto a un intervento di restauro nel laboratorio della Soprintendenza finalizzato, oltre che alla conservazione, alla restituzione della leggibilità dei particolari della superficie attraverso operazioni di pulitura. Grazie a questi interventi è stato possibile scoprire, sotto lo spesso strato di incrostazioni, la decorazione presente alla base della calotta. I dettagli emersi rendono questo oggetto un unicum nel suo genere: si differenzia infatti dai simili esemplari sloveni e dall’altro elmo “gemello” per l’assenza dei comuni motivi a palmetta. Per il tipo di lavorazione il manufatto è attribuibile a una bottega artigianale di alto livello, analogamente ad altri esemplari sloveni, e fa parte di una tipologia di elmi diffusi nella zona alpina sud-orientale, considerati una derivazione dall’elmo italo-etrusco. Tipologie simili si attestano a partire dal tardo V sec. a.C. in numerose località dell’attuale Slovenia.
Anche questo elmo, come il primo rinvenuto nella grotta, mostra tracce di un colpo inferto, probabilmente con un’ascia, o nel corso di uno scontro oppure a seguito di un atto intenzionale di defunzionalizzazione rituale.
Questo nuovo ritrovamento quindi ha permesso di rivalutare l’importanza della Grotta dell’Elmo, che va probabilmente inserita tra le cavità usate come ripostigli votivi di armi, di cui l’esempio più eclatante in area carsica è la Grotta delle Mosche di S. Canziano del Carso / Škocjan in Slovenia.