Trieste abbraccia Francesca Albanese, esplode il Miela: “Una voce che scuote coscienze del mondo”
Un Miela stracolmo, lunghe code fuori dal teatro e un’atmosfera quasi rituale. La 22ª edizione del Premio giornalistico internazionale Marco Luchetta si apre con una scena che resterà impressa nella memoria della città: l’arrivo di Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, accolta da un’affluenza da record che supera ogni previsione.
La sala del Teatro Miela, gremita come nelle grandi occasioni, diventa lo spazio simbolico di un incontro tra Trieste e una delle voci più discusse, ascoltate e contestate della diplomazia internazionale contemporanea.
L’emozione è palpabile, il silenzio carico di tensione e rispetto, l’attesa quasi fisica.
“Lasciatemi esprimere la mia commozione”, dice la giurista aprendo il suo intervento, mentre la platea reagisce con un applauso che sembra non voler finire.
La denuncia sul palco: “Gaza è una scena del crimine. L’infanzia è stata colpita nell’anima”
Nel cuore del suo lungo intervento, la rappresentante nONU non usa mezzi termini: Gaza è definita come una scena del crimine, un luogo dove il diritto internazionale è stato violato in modo sistematico.
Racconta delle migliaia di bambini non più rintracciabili, delle tende bombardate, del freddo che attraversa i corpi dei piccoli profughi, dell'acqua che scorre tra acciaio e macerie. È una narrazione dura, lucida, che scuote la sala.
Sottolinea la responsabilità degli attori internazionali e porta un’accusa diretta alle strutture che sostengono lo sforzo bellico di Israele, compresa Leonardo, citata come azienda coinvolta nella produzione di armamenti impiegati nel conflitto.
“Il diritto è l’unico strumento che ci resta per camminare verso la pace. È la bussola che deve guidare la ricostruzione di un popolo trafitto nell’anima.”
Il richiamo agli studenti: “Sono stati più coraggiosi di molti adulti”
Uno dei passaggi più emozionanti riguarda gli studenti italiani ed europei, che Albanese definisce «più forti, più lucidi e più coraggiosi di tanti adulti».
Rivendica il valore del movimento studentesco che, dal 2023, chiede il rispetto del diritto internazionale e denuncia l’inerzia delle istituzioni accademiche e governative.
“Non possono essere lasciati soli. Sono la voce più pura che abbiamo.”
E saluta con favore la decisione di alcune università di sospendere accordi e partenariati con istituzioni accademiche situate negli insediamenti israeliani.
“Le colonie sono crimini di guerra. Non è normale avere partenariati con realtà che si trovano in territori occupati.”
La denuncia economica: “Senza il sostegno esterno, nulla di tutto questo sarebbe stato possibile”
Durante l’incontro con i giornalisti, prima della premiazione, ha approfondito il tema del cosiddetto “genocidio economico”, spiegando come l’interazione tra politiche statali, finanza e industria abbia creato un terreno fertile per il protrarsi del conflitto.
“Senza sostegno commerciale, industriale, finanziario e diplomatico, niente di tutto questo sarebbe potuto accadere.”
La relatrice speciale sottolinea la crescita anomala dei valori di borsa israeliani negli anni più drammatici del conflitto, evidenziando come la dimensione economica sia una chiave essenziale per comprendere la mancata risposta internazionale.
“Il genocidio non è solo militare: è politico, economico, sistemico.”
Le contestazioni e le sanzioni: “Mi protegge solo la solidarietà della gente”
Albanese non si sottrae alle domande sulle critiche, spesso feroci, rivolte al suo lavoro.
“Accuse e attacchi arrivano da chi non conosce ciò che scrivo. Il resto è dileggio gratuito. Mi protegge solo la solidarietà della gente.”
Parla apertamente di misoginia, distorsioni mediatiche e derisione istituzionale, ribadendo che nessuna pressione riuscirà a farle cambiare linea sulle violazioni del diritto internazionale.
L’intervento di Paolo De Stefani: “Gli studenti hanno trovato in Albanese uno specchio limpido”
Il docente dell’Università di Padova, Paolo De Stefani, dialoga con la ricercatrice ricordando come i suoi rapporti abbiano ispirato centinaia di giovani a studiare il diritto internazionale con occhi diversi.
“Hanno tolto l’ipocrisia che spesso ricopre la diplomazia. Hanno riportato i diritti umani al centro del dibattito.”
Una serata che resta nella storia: Trieste capitale del dibattito internazionale
Il Miela diventa per un pomeriggio il cuore pulsante di un confronto globale.
Un teatro riempito oltre ogni limite, una voce che divide ma che nessuno può ignorare, una città che ascolta, osserva, reagisce.
È l’essenza stessa del Premio Luchetta: un luogo dove si celebra chi difende i più fragili.
Stavolta, i più fragili hanno il volto dei bambini palestinesi.