Sabato 26 marzo, alle ore 11, a San Floriano si svolgerà l'inaugurazione per il nuovo monumento in memoria ai caduti della prima guerra mondiale. Per la celebrazione, sarà presente il sindaco della cittadina, Franca Padovan, l'esperto Mitja Juren per i cenni storici, e Filippo Formentini che ne illustrerà l'ideazione. Il programma culturale sarà a cura del CSEM Emil Komel.
"Le ferite della storia - riferisce l'onorevole Guido Germano Pettarin - hanno segnato Gorizia e il suo territorio. E' anche su quelle ferite, però, che si è costruita la pace sulla quale, oggi più che mai, è il caso di riflettere. Ritengo sia doveroso che, a oltre cent'anni dalla conclusione della prima guerra mondiale, le istituzioni di Gorizia possano realizzare un monumento da dedicare alla memoria dei caduti Austro-ungarici delle nuove province italiane, in segno di rispetto nei confronti della storia e di queste terre. Un monumento di questo tipo, collocato in una città con una storia travagliata come Gorizia, sarebbe il perfetto segnale di unità, fratellanza e solidarietà, principi che devono diventare cardini della politica futura della nostra Nazione e di tutta l’Europa. In particolare, a Gorizia una tale iniziativa potrebbe suggellare la definitiva unione con Nova Gorica, abbattendo definitivamente confini storici e geografici che non hanno più ragione di esistere. Ho scritto sia al sindaco Ziberna sia al ministro Guerini, per cercare di sensibilizzarli su questo tema che, così come a Gorizia, vede una lacuna, secondo me molto grave, in gran parte del resto del Paese. Sul territorio italiano, ad oggi, sono infatti davvero pochi i monumenti in onore dei cosiddetti “Italiani d’Austria”, ossia i tantissimi padri, mariti, fratelli, figli delle nuove province italiane caduti durante la prima guerra mondiale con indosso la divisa dell’esercito austro-ungarico. Il loro numero è ad oggi incerto, ma quasi sicuramente superiore ai 30.000 uomini. Secondo i ricercatori, la causa della mancanza di informazioni deve essere ricondotta al regime fascista, il quale avrebbe imposto la classificazione di riservatezza allo “Schedario degli Italiani delle nuove provincie già militari nell’Esercito Austro-Ungarico morti in seguito alla guerra” per occultare una realtà allora ritenuta incompatibile con le logiche di propaganda nazionalista, ossia la morte di decine di migliaia di italiani che combatterono nelle fila dell'esercito nemico contro l'Italia.
Per quanto il tema possa apparire marginale rispetto ad altre problematiche, attuali e non, che coinvolgono tutti gli italiani, a quattro anni dalle celebrazioni per il centenario della fine della Grande guerra e a qualche mese dalle commemorazioni in ricordo del Milite Ignoto non si può non pensare al fatto che non esiste famiglia isontina, triestina o trentina che non abbia avuto almeno un familiare o congiunto combattente nell'esercito austro-ungarico che attende ancora di essere tratto dall'ingiusto oblio determinato dal ventennio successivo alla guerra. Tante madri, tante città, hanno perso i loro figli che combattevano con la divisa dell'impero austro-ungarico. La stessa Maria Bergamas, mamma cui spettò l'onore di scegliere la salma del Milite Ignoto, viveva sotto l'impero di Vienna e suo figlio Antonio disertò l'esercito imperiale per difendere il Regno d'Italia, mentre molti altri figli di queste terre risposero alla chiamata imperiale. Per questo appare importante ricordare anche i nostri caduti in divisa austro-ungarica, riconoscendo la riconciliazione che, grazie al nostro Presidente Mattarella, si è perfezionata, per porre fine all’oblio di molti goriziani, isontini, triestini, trentini che per diverse ragioni non sono volutamente mai stati commemorati con un monumento in loro ricordo, senza dare la possibilità alle loro famiglie e ai loro discendenti di deporre un fiore sulla loro tomba.
Tutto ciò mentre oggi, purtroppo, l'Europa vive di nuovo la triste esperienza della guerra, ricordandoci che la “pace perpetua” non esiste neanche nel 2022, neanche nel nostro continente. E ci giungono immagini strazianti, di città devastate, di bambini e famiglie intere costrette a restare sottoterra, senza cibo, luce, acqua, riscaldamento, per tentare di sopravvivere ad un assedio ingiustificato. E penso a quelle madri, che non sanno se il proprio figlio sia ancora vivo. Penso a quei corpi che giacciono a terra e che non possono essere recuperati, per paura di un attacco imminente dal cielo. Purtroppo, sono immagini del 2022, di una storia che si ripete, e che le nostre terre, le terre del confine orientale, hanno conosciuto molto bene, e che ci riportano alla mente i nostri caduti in Galizia e a Leopoli.