Quarto Grado, tre anni e mezzo di mistero: la verità sulla morte di Lilly si avvicina

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Quarto Grado, tre anni e mezzo di mistero: la verità sulla morte di Lilly si avvicina

«Io voglio la verità, assolutamente». Con queste parole si apre l’ennesima puntata densa di tensione a Quarto Grado, dedicata al giallo di Liliana Resinovich.
A più di tre anni e mezzo dalla scomparsa, la ricerca della verità invocata dai familiari sembra aver subito, negli ultimi mesi, una significativa accelerazione dopo una lunga fase di stallo.

La svolta arriva il 21 febbraio scorso, ad un anno dalla riesumazione del corpo di Lilli. L’inviata del programma condotto da Gianluigi Nuzzi anticipa un passaggio fondamentale della consulenza redatta per la Procura dalla dottoressa Cristina Cattaneo, depositata sette giorni più tardi: secondo l’esperta, Liliana non si sarebbe suicidata, ma sarebbe stata picchiata poco prima di essere soffocata. Per la prima volta si parla apertamente di morte per soffocamento ad opera di terzi: un omicidio, dunque.

In studio, il marito Sebastiano Visintin reagisce con incredulità. «Adesso abbiamo una verità, aspettiamo la giustizia. Non dobbiamo dimenticare che c’è un assassino che gira», commenta.
La consulenza Cattaneo conferma anche la frattura della faccetta superiore della vertebra toracica T2, che sarebbe stata provocata da una rotazione anomala del busto durante il soffocamento. Lesione incompatibile con una caduta accidentale.

Ad aprile il colpo di scena: come annunciato in diretta da Carmelo Abate, Sebastiano Visintin viene formalmente indagato per l’omicidio della moglie. Seguono perquisizioni di sette ore nella sua abitazione e il sequestro di numerosi reperti, tra cui oltre 700 coltelli.
In collegamento con lo studio, Visintin dichiara: «Essere indagato dopo aver perso mia moglie e cercato di capire per anni cosa le sia successo è la cosa peggiore che possa capitare».

La difesa di Sebastiano chiede una super perizia per approfondire la natura della frattura e le cause della morte, sottolineando la contraddizione fra la prima consulenza — che ipotizzava il suicidio — e quella della Cattaneo, che invece parla di omicidio. Richiesta respinta dal gip, che accoglie invece l’istanza della pm Ilaria Iozzi per effettuare nuove analisi sui reperti e ascoltare in incidente probatorio Claudio Sterpin, l’amico speciale di Liliana.

Nell’atto della procura viene descritta per la prima volta la presunta dinamica dell’omicidio: aggressione con afferramenti, compressioni, percosse, urti e graffi, culminata nella soffocazione, avvenuta — secondo l’accusa — nei pressi del civico 21 di via Vai, di fronte al Museo dell’Antartide, a pochi passi dal boschetto.

Gli investigatori, la scorsa settimana, sono tornati in via Verrocchio per un nuovo sopralluogo: prove sui consumi delle macchine affilacoltelli e tamponi nel laboratorio di Visintin. «Ho aperto la porta e mi sono trovato davanti gli agenti della polizia», ha raccontato lui stesso.

Ora la domanda resta: cosa riveleranno le nuove indagini? E, soprattutto, l’estate triestina 2025 porterà finalmente la verità sulla fine di Liliana Resinovich?

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