Migrante trovato morto in Porto Vecchio, Adesso Trieste:"Dal fallimento dell’accoglienza all’indifferenza strutturale"
Il ritrovamento del corpo senza vita di Hichem Billal Magoura, ragazzo algerino di 32 anni, durante lo sgombero di ieri dei magazzini abbandonati nell’area del Porto Vecchio, ci lascia profondamente sgomenti. Una tragedia che interroga profondamente tutti noi, non solo come cittadini, ma come comunità che decide che tipo di città vuole essere. Il suo corpo è stato rinvenuto mentre, a pochi passi, il centro di Trieste brillava sotto le luminarie natalizie – per le quali ricordiamo che il Comune ha stanziato 1.380.000 euro. Un contrasto doloroso, che riteniamo simbolo di una grave distorsione delle priorità.
Non è accettabile presentare la città come un centro commerciale fiabesco e nel contempo seppellire i morti al freddo, come se niente fosse. Possiamo continuare a svendere Trieste e lasciar morire la gente in strada?
La morte di Hichem si aggiunge a quelle di altre persone che, negli ultimi mesi, hanno perso la vita all’interno di un sistema di accoglienza che continua a mostrarsi disumano, fragile e inadeguato. In Regione si contano già quattro vittime, quando l’inverno non è ancora pienamente iniziato.
Dietro questi numeri c’è una responsabilità collettiva che è incarnata dalle istituzioni alle quali tutti noi partecipiamo come cittadini che votano e concorrono al bilancio di tutte le istituzioni, in primis quella comunale. Garantire alle persone condizioni dignitosi di vita dovrebbe essere un valore di civiltà affermato nella nostra società e nella nostra città. La morte di questo giovane ci mette di fronte a una realtà cruda e ben diversa. Come comunità non possiamo più restare in silenzio. Quante vite devono spezzarsi prima che si metta mano alle politiche di accoglienza, uscendo dalla logica dell’emergenza e governando il fenomeno con umanità?
«Da anni, ad ogni variazione di bilancio, chiediamo che vengano stanziate risorse per la prima accoglienza delle persone che arrivano a Trieste in condizioni estremamente precarie. E ogni anno non viene destinato nemmeno un euro su questo fronte. Si tratta di morti annunciate, rispetto alle quali non è più possibile restare indifferenti» dichiara Giorgia Kakovic, consigliera comunale di Adesso Trieste. La denuncia di questa indifferenza strutturale arriva oggi da più fronti: non si tratta di un’emergenza improvvisa, è il risultato di una lunga inerzia e di un abbandono istituzionale che coinvolge non solo i migranti, ma tutte le persone lasciate ai margini. «Lo ricordiamo ancora una volta, come nel caso di via del Ponzanino, dove all’inizio del 2024 un uomo è morto nell’incendio di un alloggio fatiscente, anch’egli dimenticato da tutti. Non era un episodio isolato: era – ed è – il segno di un fallimento collettivo» dichiara ancora Kakovic.
Oggi il dolore per Hichem si intreccia alla responsabilità politica e morale che questa città non può più rinviare.
Continueremo a chiederlo, senza tregua: dignità, accoglienza, politiche reali per chi non ha voce. Perché una città che abbandona gli ultimi è una città che finisce per abbandonare se stessa.