Un ricordo del dottor Peratoner nelle parole di Michele Carraro, medico volontario di Donk HM, a pochi giorni dalla scomparsa
Duccio ci ha lasciato. Siamo tut atonit. Eravamo così felici quando, in setembre, ci siamo incontrat con lui e con Tarcisio che volevano condividere con noi il lavoro di Donk, l'associazione di medici volontari a cui aderisco a diverso tempo. Io lo avevo conosciuto molt anni fa; lui esperto nefrologo pediatra all’Ospedale Burlo Garofalo e io giovane specializzando in Nefrologia. Condividevamo problemi nefrologici e lui mi insegnava molte cose, spesso complesse, con pacatezza e semplicità e con l’occhio sempre rivolto al piccolo malato, alla sua famiglia. Ogni tanto parlavamo del mondo, di cose non mediche ma important per la vita della gente. Duccio era così: grande cultura medica ma, sopratuto, grande umanità. Ci siamo persi di vista quando lasciò il Burlo per andare a dirigere la Pediatria di Pordenone. Ogni tanto leggevo suoi artcoli su problematche mediche di bambini: erano scrit così puntuali dal punto di vista scientfco ma allo stesso tempo sempre così chiari e comprensibili, anche per chi medico non è. Era rimasto sempre lo stesso Duccio anche dopo il suo pensionamento, occupandosi sempre della gente e in partcolare degli ultmi. Mi ricordo di un suo bellissimo scrito di due anni fa, a nome del gruppo Camminare Insieme, dal ttolo “Non possiamo tacere”. Parlava della tragedia dei bambini, mort in mare o sulle rive della Libia, nel tentatvo di raggiungere con i loro genitori una condizione di vita degna di essere vissuta, accomunando queste inascoltate verità con la tragedia locale sempre davant ai nostri occhi di abitant di Trieste, cità punto di arrivo della “Rota balcanica”. Sollecitava tut noi a seguire la missione del fare e del far vedere le realtà più crude: quelle che a tut creano dubbi, domande su come sia impellente non perdere mai di vista la nostra umanità. Duccio ci ha contatato, assieme ad altri colleghi, in setembre, quando diventava evidente la tragedia di una molttudine di migrant stanchi, malvestt, afamat, con problemi di salute e la prospetva di dover atendere mesi per poter presentare la richiesta di asilo mentre il tempo passava e si faceva sempre più vicino l’inverno. Ci disse: sono qui, cosa posso fare per quest ultmi degli ultmi? Scelse di lavorare anche lui come medico volontario di Donk visitando ogni setmana nel Centro diurno di via Udine coloro che avevano bisogno di noi e portando loro sollievo per le gambe piagate dalla lunga marcia tra le montagne di Croazia e Slovenia, la scabbia presa nel dormire in condizioni igieniche impossibili, le malate gastrointestnali prese bevendo l’acqua dalle pozzanghere e mangiando quello che potevano trovare, le malate respiratorie prese nel cammino al freddo e soto la pioggia, il disagio di sentrsi ultmi e rifutat. Qualche giorno fa Stefano (Bardari, il presidente dell'associazione) ha scrito a tuto il gruppo di Donk invitandoci per un incontro il 20 dicembre presso la nostra sede per un confronto sulla situazione atuale al quale, magari, far seguire una pizza tut insieme. Duccio aveva scrito: credo che ci sarò, salvo imprevist. Ci sarai Duccio, sarai sempre con noi! Michele Carraro per Donk Humanitarian Medicine odv