Fedriga, sul fine vita non farsi guidare dal singolo caso

Fedriga, sul fine vita non farsi guidare dal singolo caso

"Penso che il Parlamento abbia la facoltà di scegliere in che direzione andare" sul fine vita. "Sicuramente è un caso toccante e molto intenso, ma voglio ricordare che l'Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina ha applicato in modo attento la sentenza della Corte" costituzionale e "devo dire altrettanto che norme di questo tipo non si possono basare su casi singoli, particolari, seppur drammatici, ma devono sempre avere una valenza di carattere generale". "Bisogna usare la razionalità". Lo ha detto il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, riferendosi al caso di Martina Oppelli, la 50enne triestina malata di sclerosi multipla che ha avuto accesso al suicidio assistito in Svizzera dopo il terzo diniego ottenuto dall'asl di riferimento. "Purtroppo - ha osservato Fedriga a margine di un incontro a TRIESTE - in altri Paesi, dove si è legiferato sul suicidio assistito o addirittura sull'eutanasia, purtroppo la situazione è degenerata. Quando si abbassa l'argine, passa tutto e non si è più limitati soltanto a chi vive casi drammatici, come alcuni casi che vediamo e che sono fortunatamente limitati nei numeri, ma abbiamo casi in cui addirittura persone con depressione hanno avuto accesso al suicidio assistito. Per questo serve grande attenzione. Basare queste scelte sull'emotività seppur forte del momento da parte dell'opinione pubblica, e non c'è dubbio che ci sia su un caso così struggente, rischia di fare danni enormi". "Non bisogna farsi guidare nel fare una norma, se si dovesse fare, sull'emotività seppur drammatica - ha concluso - ma bisogna usare la razionalità di sapere che quelle norme poi valgono per tutti e dove porteranno quelle norme". (ANSA). FMS ANSA