Sanità in Alto Friuli, il PD: “Bene il ritorno della chirurgia oncologica al pubblico, ma restano molte incognite”

Sanità in Alto Friuli, il PD: “Bene il ritorno della chirurgia oncologica al pubblico, ma restano molte incognite”

"A distanza di mesi dalla nostra
richiesta di conoscere la situazione della senologia in Alto
Friuli e dei contenuti della convenzione con la struttura
accreditata Policlinico Città di Udine, finalmente è stata fatta
chiarezza. La rassicurazione data sul rientro della chirurgia
oncologica nella sanità pubblica è sicuramente positiva, ma
restano aperti temi importanti su tempi, modalità e servizi
correlati".

Lo affermano, in una nota, i consiglieri regionali Manuela
Celotti e Massimo Mentil (Pd) a margine della risposta alla
propria interrogazione.

"Tra i temi aperti - continuano - va chiarito con quali tempi si
interromperà la convenzione, e come verrà potenziato il servizio
negli ospedali pubblici per garantire la presa in carico delle
pazienti nei tempi previsti, soprattutto se si parla di chirurgia
oncologica in generale e non solo delle patologie senologiche, un
aspetto questo che andrà ulteriormente chiarito. Per quanto
riguarda le sedi pubbliche che hanno comunque perso la chirurgia
senologica, e cioè Tolmezzo e Latisana, è necessario inoltre
capire quali siano le garanzie sul prima e sul dopo, ossia sulla
parte diagnostica e sulle terapie successive all'intervento
chirurgico. In sostanza, va garantita la presa in carico,
definendo anche il fondamentale ruolo della sanità territoriale".

E ancora, Celotti e Mentil sottolineano la "mancanza di una rete
di trasporti: le stesse comunità territoriali avevano evidenziato
che uno dei problemi è proprio lo spostamento dei pazienti che
vivono a notevole distanza dagli ospedali di Udine o di San
Daniele, soprattutto se si parla di persone anziane e sole. Una
criticità non risolta che vale in generale per ogni ipotesi di
accentramento in poche sedi di interventi sanitari che finora
sono stati garantiti negli ospedali di base".

Infine, concludono, "manca un ragionamento sulla possibilità di
far ruotare le equipe chirurgiche specializzate in tutte le sedi
ospedaliere, per condividere competenze, e per garantire una
minore mobilità dei pazienti, soprattutto se si prevede, come
abbiamo proposto con forza, che i pazienti oncologici vengano
trattati solo negli ospedali pubblici".