"Trieste deve restare un porto libero e a vocazione commerciale, non una base NATO"

"Trieste deve restare un porto libero e a vocazione commerciale, non una base NATO"

Le recenti dichiarazioni del presidente di Confcommercio, Antonio Paoletti, secondo cui il Porto di Trieste dovrebbe diventare un "porto della NATO" per contrastare presunte "ingerenze cinesi", hanno suscitato un acceso dibattito e lasciato profondamente sconcertati i membri di Democrazia Sovrana Popolare FVG. Il movimento ha diffuso un comunicato stampa in cui esprime con fermezza la propria contrarietà a questa proposta, definendola "pericolosa e in netto contrasto con la vocazione storica e strategica del porto".

"Trieste deve restare uno spazio libero per il commercio, non un avamposto militare"

Nel comunicato, Democrazia Sovrana Popolare sottolinea come il Porto di Trieste abbia storicamente rappresentato un crocevia di scambi e cooperazione internazionale. "Trasformare questa infrastruttura in una base militare significherebbe snaturarne la funzione e mettere a rischio le relazioni commerciali che la città intrattiene con partner di tutto il mondo," si legge nella nota.

L’organizzazione mette in guardia dai rischi geopolitici legati a questa scelta: "La NATO non rappresenta una garanzia di pace e stabilità. Basta ricordare i bombardamenti sulla Jugoslavia nel 1999 e il ruolo dell’espansione atlantica nell’aggravare le tensioni internazionali fino allo scoppio del conflitto in Ucraina." Inserire Trieste in questa logica militare, secondo il movimento, significherebbe esporre la città a scenari di tensione che nulla hanno a che fare con la sua storia e la volontà dei suoi cittadini.

Preoccupazioni economiche: "Una spesa insostenibile a discapito dei cittadini"

Oltre ai rischi internazionali, Democrazia Sovrana Popolare evidenzia anche l’enorme impatto economico che la trasformazione del porto in una base NATO comporterebbe. "Le infrastrutture militari richiederebbero investimenti esorbitanti, spesso coperti con denaro pubblico. Questi fondi verrebbero sottratti a settori essenziali come la sanità pubblica, l’edilizia popolare, i trasporti e i servizi ai cittadini," si legge nel comunicato.

Il movimento richiama l’attenzione sulla necessità di investire in progetti che favoriscano il benessere collettivo e lo sviluppo sostenibile, piuttosto che alimentare tensioni geopolitiche che potrebbero avere effetti negativi sull’economia locale e sulla qualità della vita dei triestini.

"Trieste, crocevia di pace e commercio: basta con i progetti di militarizzazione"

Democrazia Sovrana Popolare FVG ribadisce la necessità di mantenere la vocazione commerciale e cooperativa del porto. "Trieste ha una storia legata al commercio internazionale e alla pace. Non possiamo permettere che venga trasformata in un campo di tensioni militari. È fondamentale tutelare la nostra sovranità economica e la nostra identità di città aperta e accogliente," afferma il movimento.

L’appello finale è rivolto a istituzioni locali, nazionali e alla cittadinanza: "Invitiamo tutti a riflettere sull’importanza di preservare il Porto di Trieste come motore di sviluppo e non come strumento al servizio di logiche militari estranee alle reali necessità della nostra comunità."