Attacco Siulp: "CPR un groviera della sicurezza"
"Carne da cannone, (in francese chair à canon) è un'espressione che veniva utilizzata per indicare dei soldati inviati in missioni o compiti in cui, vi era una significativa probabilità di essere uccisi, solitamente con obiettivi di scarso valore strategico, implicando quindi una bassa considerazione da parte delle gerarchie militari per il valore delle vite dei soldati in questione. Mutatis mutandis oggi potremmo dire che il CPR di Gradisca replica il medesimo schema per tutti i Colleghi preposti alla vigilanza, al trattamento ed anche per i migranti stessi. Si susseguono senza soluzione di continuità le fughe, gli atti vandalici, le rivolte, i tentativi di suicidio, le lesioni personali nei confronti di chi è preposto a riportare l’ordine all’interno di una struttura, un girone dantesco che rappresenta l’anticamera del rimpatrio. Nell’ultimo episodio si parla di due dita rotte, di coperte incendiate gettate contro i Colleghi, ma ci sono i morsi, le testate, le lamette, i pugni, i calci e chi più ne ha più ne metta. Sono queste le condizioni in cui sono costretti a lavorare sia i Colleghi che svolgono funzioni di vigilanza ed ordine nella struttura, sia i Colleghi che poi accompagneranno gli “ospiti” a casa loro, una volta compiute le formalità garantite da una complessa e farraginosa procedura di garanzia. Nei costi benefici ecco allora che il migrante pone in essere la sua strategia che è quella di provocare, attaccare, rischiare il tutto per tutto pur di non tornare indietro e più il soggetto è pericoloso, borderline, incline alla violenza, abituato ad alzare le mani per risolvere le questioni, cresciuto a pane e coltelli, più sarà alto il rischio che qualcuno si faccia male, lui stesso saltando recinzioni poste a tre metri da terra, il Collega che tenta di fermarlo che riceverà calci, pugni e quant’altro. Queste scene debbono finire e ciò può e deve avvenire solo attraverso l’adozione di un DVR obbligatorio per legge che contempli i rischi per gli operatori e dia risposte fattuali e strutturali concrete che consentano di poter lavorare in sicurezza. Il minimo sindacale è la riparazione delle reti, il rinforzo delle stesse che vengono rotte con una certa frequenza. L’adozione di misure atte ad evitare il contatto, l’uso dei teser, degli idranti. Non è possibile che nel 2024 al Collega vengano rotte le dita della mano, debba essere sottoposto ad una invasiva e penalizzante procedura sanitaria fatta di iniezioni e monitoraggio costante per sei mesi per aver ricevuto un morso. Se la paura della firma ha portato all’abrogazione del reato di abuso d’ufficio, il SIULP Regionale rivendica l’adozione di un Codice BLU che permetta agli operatori in determinate condizioni di usare dei mezzi che oggi la tecnologia consente. Soccorre in tal senso un ampia e consolidata giurisprudenza della Cassazione penale, 40933/2018 che statuisce come ``Il datore di lavoro ha l'obbligo di adottare tutte le misure idonee a prevenire i rischi insiti nell'ambiente di lavoro, atteso che la sicurezza del lavoratore è un bene di rilevanza costituzionale che gli impone di anteporlo al proprio profitto''. 29728/2017 ``Il capitale umano e la salute dei lavoratori sono la prima e più importante risorsa di qualsiasi impresa commerciale e della società intera; con la conseguenza che qualsiasi attività lavorativa che non si possa svolgere senza porre in serio pericolo la vita dei lavoratori, semplicemente non deve essere svolta o deve essere svolta in modo radicalmente differente''. 28729/2021 ``Il datore di lavoro e gli altri soggetti investiti della posizione di garanzia devono ispirare la loro condotta alle acquisizioni della migliore scienza ed esperienza, per fare in modo che il lavoratore sia posto nelle condizioni di operare con assoluta sicurezza''. Questo e ciò che il SIULP Regionale rivendica, ovvero la pari dignità del poliziotto a quella del migrante. Se guardiamo il bicchiere mezzo vuoto, siamo portati a pensare che il CPR non renda, ma se guardiamo il bicchiere mezzo pieno allora, cinque rimpatri nel paese di origine su dieci sono un buon risultato ed è quello che garantisce Gradisca attraverso il costante impegno e l’abnegazione personale dei Poliziotti e delle altre forze dell’ordine che concorrono al complesso sistema delle espulsioni. Nessuno nega che il CPR sia un luogo di detenzione amministrativa. La base legale però per trattenere temporaneamente la Persona, riposa nell’art. 5 della CEDU recante: “Diritto alla libertà e alla sicurezza”. Il comma 1, in combinato disposto con la lettera f prescrive che “Ogni persona ha diritto alla libertà e alla sicurezza. Nessuno può essere privato della libertà, se non nei casi seguenti e nei modi previsti dalla legge: (f) se si tratta dell’arresto o della detenzione regolari di una persona per impedirle di entrare illegalmente nel territorio, oppure di una persona contro la quale è in corso un procedimento d’espulsione o d’estradizione”. Ora il SIULP FVG, a fronte dei ripetuti e costanti attacchi subiti dai Colleghi, pretende che vengano ripristinate le condizioni minime di sicurezza strutturale, che il presidio si doti del prescritto DVR, che si predisponga un Codice BLU a tutela dei Poliziotti e di tutti coloro che sono chiamati ad operare nel CPR e su questo non farà più sconti a nessuno"
A riferirlo Il Segretario Regionale Siul Fabrizio MANIAGO