Trieste, lo scontrino da 7 euro che fa discutere: colazione sempre più salata

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Trieste, lo scontrino da 7 euro che fa discutere: colazione sempre più salata

Un orzo a 2 euro, un capo a 2 euro, una brioche a 3: totale 7 euro. È quanto ha pagato una triestina per una colazione in un bar del centro, e lo scontrino – pubblicato con un breve sfogo sui social – ha immediatamente attirato l’attenzione di molti utenti, scatenando reazioni e riflessioni.

La cliente, rimasta anonima, non si è concentrata tanto sul totale, quanto su un dettaglio che l’ha sorpresa più di tutti: il prezzo dell’orzo, ben 2 euro per una tazzina. "Tazzina piccola, eh…" scrive con tono ironico nel post, sottolineando come anche le alternative al caffè abbiano ormai raggiunto cifre importanti. A colpirla anche la spesa per la brioche alla marmellata, battuta a 3 euro.

Il post termina con un commento rassegnato ma diretto: “Ok, d'ora in poi il migliore sarà quello di casa mia”.

Una riflessione condivisa da tanti

Quello che potrebbe sembrare uno sfogo banale in realtà dà voce a un malessere sempre più diffuso: il rincaro dei prezzi nei bar, specialmente nelle città a vocazione turistica come Trieste. Il caffè al banco non è più “popolare” come un tempo, e l’orzo, spesso scelto da chi cerca un’alternativa salutare o non ama la caffeina, ha raggiunto cifre che – fino a qualche anno fa – sarebbero sembrate fuori scala.

Un segnale anche sociale

Il caro-colazioni è anche un segnale sociale. Se una semplice pausa al bar diventa un lusso da valutare, non è solo questione di gusti, ma di possibilità economiche. E in un momento storico in cui il potere d'acquisto di molte famiglie si riduce, anche gesti quotidiani come prendere un orzo al bar assumono un altro significato.

Prezzi variabili, ma percezioni forti

Non è un mistero che i listini nei bar triestini siano molto variabili: ci sono locali dove il capo in b si paga ancora 1,20 euro e brioche a 1,50, ma ce ne sono altri dove il caffè sfiora i 2 euro, e le brioches superano i 3. La percezione, però, resta la stessa: il caffè non è più un piccolo lusso quotidiano, ma una voce da pesare nel bilancio di giornata.

Ecco allora che la battuta finale della triestina – "d'ora in poi il migliore sarà quello di casa mia" – suona meno come una provocazione, e più come una scelta ragionata.

In attesa che i prezzi tornino a livelli più accessibili, forse davvero il miglior bar sarà la propria cucina.