Quarto Grado, Seba in studio tra giacca nera morbida, fantasia geometrica e cravatta protagonista
Nel corso della puntata del venerdì di Quarto Grado, il programma di approfondimento condotto da Gianluigi Nuzzi in onda su Retequattro, l’attenzione si è concentrata anche sulla presenza in studio di Sebastiano, chiamato a intervenire nel dibattito dedicato al caso di Liliana Resinovich, tema che ha aperto la trasmissione fin dai primi minuti.
Oltre alle parole, ai silenzi e al confronto serrato tipico del programma, a colpire è stata anche la cura dell’immagine, elemento che in televisione diventa parte integrante della comunicazione.
Un look che accompagna il racconto
Sebastiano si è presentato in studio con un outfit sobrio ma studiato, capace di trasmettere una precisa cifra personale. Il cappello piatto scuro, indossato con naturalezza, richiama uno stile classico e discreto, contribuendo a costruire un’immagine riflessiva, lontana da qualsiasi eccesso.
La giacca nera, dal taglio morbido, evita rigidità e formalismi e accompagna i movimenti con naturalezza. Una scelta che restituisce un senso di controllo e misura, senza ricorrere a strutture troppo rigide o a linee aggressive.
Camicia e cravatta, i dettagli che emergono
A spezzare il tono uniforme del nero interviene la camicia a fantasia geometrica, che aggiunge profondità visiva all’insieme. Il disegno fitto, ma ordinato, introduce movimento senza mai distrarre, mantenendo un equilibrio coerente con il contesto televisivo.
La cravatta, nei toni caldi e con motivi ornamentali, diventa il vero punto focale dell’outfit. Non domina la scena, ma la guida, creando un contrasto calibrato con la camicia e rafforzando l’idea di un’eleganza vissuta, non costruita. Anche il nodo, volutamente non rigido, contribuisce a questa sensazione.
Presenza televisiva e linguaggio visivo
Nel contesto di Quarto Grado, dove ogni dettaglio viene amplificato dallo studio e dalle luci, l’abbigliamento diventa parte del linguaggio. L’insieme scelto da Sebastiano restituisce un’immagine di sobrietà, controllo e identità, accompagnando il racconto senza sovrastarlo.
Uno stile che non cerca l’effetto immediato, ma che finisce per farsi notare proprio per la sua misura, dimostrando come, anche in televisione, l’immagine possa parlare con la stessa forza delle parole.