Quarto Grado, Seba come non lo si è mai visto nè sentito: «Ho pensato al suicidio»
Nella puntata andata in onda venerdì sera su Retequattro, condotta da Gianluigi Nuzzi, Sebastiano Visintin è tornato a parlare del caso legato alla morte della moglie Liliana Resinovich, scomparsa nel dicembre 2021 e ritrovata priva di vita settimane dopo. Le sue parole hanno commosso e scosso il pubblico.
«Mi si è gelato il sangue»
Nel corso del programma, Visintin ha raccontato il drammatico momento in cui ha appreso, attraverso la radio e successivamente la televisione, che la Procura stava avanzando l'ipotesi della sua colpevolezza nell’ambito della morte della moglie. «Sono rimasto sotto shock. È stato un trauma pazzesco», ha dichiarato con voce spezzata. Quella mattina, dice, ha ripercorso mentalmente tutta la sua vita, sentendosi come paralizzato.
Il pensiero di farla finita
«A un certo punto ho pensato anche al suicidio», ha confessato. Il dolore della perdita di Liliana e l’incredulità per essere accusato dell’omicidio hanno generato in lui un vortice di disperazione. «Mi sono detto: che faccio? Vado sul Molo Audace e mi butto in acqua? Mi butto giù dal monte?», ha raccontato con grande lucidità emotiva, suscitando un silenzio commosso in studio.
La forza per reagire
Nonostante le difficoltà, Visintin ha spiegato come, grazie al sostegno dei suoi legali, sia riuscito a trovare la forza per reagire. In particolare, ha ricordato il supporto dell’avvocata Alice Bevilacqua: «Mi ha detto “siamo vicini a te” e quelle parole mi hanno dato la forza per continuare». È stato allora che ha deciso di ritirarsi in montagna, in quei luoghi dove aveva trascorso momenti felici con Liliana, per ritrovare un po’ di pace.
Il ricordo di una vita insieme
«Con Liliana siamo stati ovunque», ha aggiunto. Trentadue anni di vita condivisa non si cancellano, e in quota, tra i 1800 e i 1900 metri, Visintin ha trovato il modo per riconciliarsi con il dolore e tentare di andare avanti.
La questione dei coltelli
In chiusura del suo intervento, l’uomo ha voluto fare chiarezza su un aspetto finito sotto la lente d’ingrandimento: il sequestro di alcuni coltelli da parte degli inquirenti. «Lavoro con i coltelli da anni», ha precisato. «Li regalo agli amici per i compleanni. Non c’è nulla di strano».
Una testimonianza carica di dolore e dignità
Il suo racconto, trasmesso durante lo spazio che Quarto Grado ha dedicato al caso Resinovich, ha colpito per la sua autenticità. Visintin non ha nascosto le sue fragilità, ma ha mostrato anche la sua determinazione a resistere, a raccontare la verità, a dimostrare di non avere nulla da nascondere.
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